Le macchine di morte del Medioevo

Nel Medioevo la tecnologia meccanica ha subito un rapido sviluppo, permettendo la realizzazione di alcune delle più terribili macchine di tortura e morte della storia; esse, sfruttando alcuni principi della fisica (come il momento torcente, l’inerzia e le leve) permettevano di trucidare e seviziare con estrema efficacia e crudeltà. In questo periodo storico le punizioni diventano “tecnologiche” e l’inquisizione (tribunale ecclesiastico istituito ufficialmente per combattere l’eresia) sfrutta a pieno questi meccanismi ingegnosi.

La Cremagliera sfruttava il principio della torsione per distruggere il corpo; gli argani tiravano le funi, la tensione aumentava, i muscoli si laceravano e le articolazioni fuoriuscivano dagli incavi. Essa era anche accoppiata con rulli con punte acuminate.

Concentrando le forze su singole parti del corpo si ottiene un effetto più devastante, e sulla base di questo, vennero realizzati:

Lo Schiaccia pollici: nel quale pressando le dita su di una staffa rigida (ferma) e sfruttando la tecnologia della vite (non replicabile a quel tempo su ampia scala) si potevano frantumare nocche e dita; lo Schiaccia testa sfruttava lo stesso meccanismo ma per deformare e rompere il cranio; la Pera (orale,rettale o vaginale), nella quale, ad ogni giro di chiave si otteneva un allontanamento dei segmenti ed una conseguente dilatazione della cavità in cui veniva inserita. Quest’ultima rappresenta un esempio tecnologico di punizione del contrappasso; infatti, in base alla sua collocazione, puniva bestemmie, sodomia, adulterio, stregoneria e prostituzione.

Vanno poi ricordate:

il Pendolo che sfruttava gravità e forza d’inerzia per lacerare le carni dei malcapitati; la Vergine di ferro (o di Norimberga) che univa la paura di essere imprigionati in uno spazio chiuso e quella di essere lacerati da aculei, con cui dall’esterno si esercitava una forte pressione su particolari punti (non vitali), provocando così una morte lenta e dolorosa; infine l’Immersione dello sgabello, simile ad un’altalena, utilizzando l’acqua e i principi delle leve, torturava (principalmente) le donne che sparlavano o litigavano con i propri mariti.

 

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Matteo Claudio Cainazzo