Un banco scuola antisismico per salvare gli studenti in caso di terremoto

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Un banco antisismico. L’idea, brevettata nel 2010, è di Andrea Urbano, nato a Pescara nel ’73.

“Ho cominciato a pensarci – spiega – dopo il crollo della scuola Francesco Jovine a San Giuliano di Puglia, avvenuto il 31 ottobre del 2002. Ero a pochi chilometri da quel comune. Appresa la notizia tramite la radio, mi sono precipitato  sul luogo del disastro. Ma sono arrivato troppo tardi. Non dimenticherò mai le grida di dolore dei genitori delle piccole vittime. E’ stato allora che ho promesso a me stesso di fare qualcosa per salvare altri bambini da tragedie simili”.

Così è nata l’idea del banco antisismico .

“Nella mia mente avevo elaborato tutto dopo 24 ore dal crollo.  – aggiunge – I prototipi sono stati realizzati dopo pochi mesi. Il banco vero e proprio, dopo anni di studio. Sono stati effettuati dei collaudi per un carico di 300 quintali. E’ stata una fatica. Non esisteva niente di simile. Non sapevo a cosa ispirarmi. Ma ricordavo la promessa. Ho iniziato a pensare di notte e di giorno, senza tregua, a come realizzare  l’idea che potesse salvare un bambino dal collasso di un edificio per un evento tellurico o una esplosione.,Le difficoltà sono state tantissime. Per ogni angolo del banco si presentavano 10 errori, per ogni tubo 20, 30 per ogni carico, 40 per ogni sovraccarico statico, 50 per un carico dinamico. Tante volte ho pensato di lasciar perdere tutto, ma ho continuato a studiare e a fare ricerche.  Dopo anni  ho realizzato  un banco scolastico molto resistente, sotto il quale un bambino può proteggersi in caso di terremoto. A darmi qualche suggerimento sono stati un amico, vigile del fuoco,  architetti, ingegneri, collaudatori”.

I materiali usati sono molto resistenti, devono rispondere a sollecitazioni varie: carico di compressione, statico e dinamico.  Il banco scolastico, fa intendere Andrea- nasce per essere usato nelle scuole in caso di evento tellurico, ma con la stessa tecnica progettuale si possono creare: una cattedra, un tavolo da cucina, una scrivania per ospedali, banche, uffici o mense, ma anche un letto antisismico.

“Oggi – conclude – dopo dodici anni, penso ancora a quelle vittime. Tra  quei bambini avrei potuto trovare il mio. Mi auguro che tutti questi anni di impegno e studio possano servire a qualcosa”.

Published by
Cinzia Ficco