Secondo la sonda dell’ESA, Venus Express, su Venere c’è attività vulcanica: sono stati individuati picchi variabili di temperatura, in alcuni punti caldi della superficie causati probabilmente dal flusso di lava.
Questi punti caldi, detti hotspot, registravano temperature differenti nell’arco di pochi giorni.
I dati raccolti sono stati confrontati anche con i rilevamenti di alcuni anni fa molto rilevanti, come quelli del 2008 nell’immagine di intestazione. Infatti, osservando questo grafico raffigurante la depressione tettonica Ganiki Chasma nella regione Atla Regio di Venere, è possibile notare le variazioni di luminosità relativa associate alla temperatura: le zone rosso-arancio ne indicano l’aumento, mentre quelle verde-celeste registrano picchi più freddi. Le macchie blu-viola vanno associate invece alle variazioni di luminosità delle nubi: lo si può dedurre infatti dalla presenza sulla superficie di un hotspot stabile, categorizzato come “Oggetto A”, nel grafico b, il quale registrava un aumento di luminosità tra il 22 e il 24 giugno 2008 con conseguente diminuzione della temperatura.
Gli hotspot sono comparsi nelle immagini termiche riprese dalla Venus Monitoring Camera della sonda Venus Express. I dati hanno registrato picchi di temperatura variante di centinaia di gradi in zone di dimensioni variabili da 1 a 200 kilometri quadrati. Questa immagine realizzata sovrapponendo una carta geologia di Venere a una vista prospettica topografica del pianeta mostra l’altura Atla Regio in rosso, da cui si irradiano propaggini viola, e le circostanti vallate vulcaniche in verde e blu. Alcune parti delle fratture tettoniche sono probabilmente sede di vulcanismo attivo, confermando così che Venere continua ad essere vulcanicamente e tettonicamente attiva anche nell’era moderna, postuma alle fasi primordiali. Depressioni tettoniche come queste si formano a causa dell’allungamento della crosta provocato da forze interne e dal magma caldo che risale verso la superficie. Precedentemente questa regione era già stata mappata durante la missione sovietica Venera degli anni ‘80 e dalla missione americana Magellan degli anni ‘90. I rilevamenti mostrarono che Ganiki Chasma era geologicamente giovane, ma non era stato possibile definire con precisione la sua età.
«Sapevamo che Ganiki Chasma era il risultato di un vulcanismo recente, in termini geologici, ma non sapevamo se si fosse formato ieri o un miliardo di anni fa» ha dichiarato James W. Head, geologo alla Brown University e coautore del nuovo studio. «Le anomalie attive rilevate da Venus Express coincidono esattamente con la mappatura di questi depositi relativamente giovani e suggeriscono un’attività ininterrotta».
Il rilevamento del 2015 è coerente con gli altri dati ricevuti da Venus Express che suggeriscono un’attività vulcanica molto recente. Dopo i dati del 2008 altri telemetrie importanti del 2010, mostravano immagini ad infrarossi di diversi vulcani i quali sembravano indicare colate di lava vecchie di migliaia o pochi milioni di anni. Qualche anno dopo, sono stati riscontrati saltuari picchi di anidride solforosa nell’atmosfera più esterna di Venere diventando così un altro ipotetico segnale di vulcanismo attivo.
«Siamo riusciti a ottenere prove evidenti del vulcanismo di Venere e del fatto che sia attualmente in attività, e quindi geologicamente attivo» conclude Head, «E’ una scoperta importante, che ci aiuterà a capire l’evoluzione di pianeti come il nostro».