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AWA MODULA: come ricavare acqua dall’aria

Ricavare acqua dall’aria per ridurre la sete nel mondo, coltivare campi e aiutare aziende e ospedali è finalmente possibile grazie ad AWA MODULA.

Seas

greenme.it

Ricavare acqua dall’aria per ridurre la sete nelle zone più aride del mondo, coltivare i campi in maniera o per aiutare il lavoro di aziende e ospedali in maniera economica è finalmente possibile. AWA MODULA (Air to Water to Air) è stato realizzato da Seas –Société de L’Eau Aérienne Suisse, start up svizzera che ha sede nel Canton Ticino. Questo sistema riesce a catturare l’umidità presente nell’atmosfera e la trasforma in acqua potabile di ottima qualità. Una risorsa idrica inesauribile, dove la si necessita e senza manutenzione o infrastrutture costose e inquinanti.

Sono infatti 800 milioni di persone, tra Africa, Asia, Oceania e America Latina, che non hanno accesso all’acqua e circa 3,4 milioni muoiono ogni anno per la mancanza del bene più prezioso al mondo e fondamentale per la vita. La situazione non può che peggiorare a causa dei cambiamenti climatici e all’incremento del costo dell’acqua in bottiglia, più cara anche del petrolio con un valore sul mercato che cresce di oltre il 10, 7% ogni anno. Si stima che nel 2030 arriverà a valere circa 195 milioni di dollari.

La presentazione di Awa Modula è avvenuta ad Expo 2015 in occasione della giornata dedicata dal all’acqua, in un angolo del padiglione della Svizzera. Il sistema è già in utilizzo in alcune realtà: in America Latina (Messico, Perù, Ecuador), nelle Isole Caraibiche, nel Nord Africa, nel Sud Africa, nel Libano e negli Emirati Arabi.

Come funziona? Mantenendo l’acqua in ricircolo costante e a temperature corrette possono essere prodotti per macchina, al giorno, dai 2.500 ai 10.000 litri di acqua, ma è un sistema scalabile che potrebbe essere implementato fino al raggiungimento di centinaia di metri cubi. Un aspetto che rende Awa Modula particolarmente sostenibile è che funziona ad elettricità, potendo quindi anche far uso di energie rinnovabili quali il solare o l’eolico, così da funzionare anche in pieno deserto.

“Il risultato è frutto di quattro anni di ricerca – spiega ad Huffpost Anna Magrini, ingegnere e professoressa dell’Università di Pavia, che ha collaborato alla realizzazione del progetto-. A differenza delle tecnologie a osmosi inversa, come la desalinizzazione o la depurazione, quella di Seas non rilascia impurità nell’ecosistema locale e offre una fonte illimitata di acqua potabile”. Inoltre il processo di trasformazione restituisce aria fresca che può essere utilizzata per la climatizzazione e calore utilizzabile per il riscaldamento dell’acqua sanitaria.