Scandalo “MINIONS”: personaggi inventati o sadici nazisti?

“Minions” è un film d’animazione che, oltre al grande successo ai botteghini, si è ben presto trasformato in fenomeno virale a causa di Luciano Gonzalez. Chi è? Procediamo con ordine.

Poco dopo l’uscita del film nelle sale cinematografiche spagnole, l’ingenuo (o astuto?) Gonzalez pubblicava questo post:

Lo sapevate? ‘Minions’ (dal tedesco ‘minion’, ‘schiavo’) era il nome dato ai bambini ebrei, adottato da scienziati nazisti durante i loro esperimenti. I bambini ebrei vittime di esperimenti soffrivano, e visto che non parlavano tedesco, le uniche parole che pronunciavano erano suoni che facevano molto ridere i tedeschi”.

Immediata è stata la reazione indignata del web: centinaia di migliaia le condivisioni del testo (tradotto in numerose lingue) e della foto che lo accompagnava. Peccato si trattasse dell’ennesima colossale bufala! La foto, infatti, ritraeva dei sommozzatori (con le loro tute da immersione) durante un esercizio di salvataggio agli inizi del XX secolo. E bene sì, si è trattato dell’ennesima bufala propagata “senza filtri” tramite il web.

Lo stesso Luciano Gonzalez si è ben presto affrettato a chiedere scusa e a smentire il post dello “scandalo” ammettendo di aver ideato la bufala senza pensare che avrebbe potuto avere una tale risonanza mediatica. Chi avrebbe mai pensato che, mettendo a confronto un’immagine di repertorio (appartenente al Royal Navy Submarine Museum del Regno Unito) e una che ritrae i personaggi del sopracitato cartoon, sarebbe stato possibile creare tanto scalpore?

Proprio per questo, noi di Close-up Engineering, abbiamo pensato di fornire il nostro contributo alla discussione. In che modo? Parlandovi delle tute da sommozzatori che tanto ricordano i minions.

DA VINCI E L’IDEA DI MUOVERSI E RESPIRARE SOTT’ACQUA

L’idea di permettere all’uomo di muoversi con libertà e respirando liberamente sott’acqua venne per primo a Leonardo da Vinci. Egli disegnò il prototipo di quello che dopo alcuni secoli fu chiamato scafandro.

Lo scafandro è una speciale attrezzatura che veniva utilizzata fino agli inizi degli anni ottanta dai sommozzatori: l’idea (militare) era quella di potersi avvicinare alle basi nemiche riducendo sensibilmente il rischio di essere scoperti. Si trattava di una muta stagna – spesso zavorrata in modo consistente per permettere all’operatore di camminare sul fondale marino – alla quale era imbullonata la parte più importante dell’attrezzatura: il cosiddetto “elmo da palombaro”. Esso consisteva in una sfera cava di bronzo, rame e ottone munita di alcuni fori: quello inferiore (più grande) era il foro dal quale entrava la testa del palombaro, quello frontale (a tenuta stagna, e simile al famigerato occhio dei minions) che permetteva all’operatore di guardare davanti a sé, e due laterali (anch’essi a tenuta stagna). Gli elmi da palombaro utilizzati dalla US Navy, per di più, avevano un’ulteriore apertura superiore per permettere al palombaro di guardare verso l’alto. All’elmo era collegato il “cordone ombelicale” del sommozzatore: un tubo che riceveva aria compressa dalla superficie e gli permetteva di respirare.

A causa della poca praticità del sistema di rifornimento d’aria (la vita del palombaro era legata alle operazioni degli assistenti in superficie), lo scafandro è ormai relegato a simbolo della conquista dei mari da parte dell’uomo e non è più utilizzato per le operazioni subacquee (sebbene negli ultimi anni, per operazioni in condizioni particolari e ad alta profondità, si utilizzano attrezzature che richiamano la vecchia figura del palombaro).

Chiudiamo questo articolo smaschera-bufala ringraziando l’admin del nostro portale di Ing. Marittima e Navale (Pietro D’Antuono) per il contributo e vi ricordiamo che è molto meglio leggere i nostri articoli, piuttosto che credere alle tante fandonie che troviamo quotidianamente pubblicate sul web.

Solo Close-up Engineering shakes up ideas!

Published by
Leonardo Taronna