Tutti ci abbiamo sperato, era la scoperta più attesa e sperata non solo dagli scienziati, ma dall’intera popolazione. Finalmente la NASA lo ha annunciato in una conferenza organizzata a Washington intitolata “Mistero risolto”: su Marte c’è acqua salata allo stato liquido.
La scoperta – avvenuta dopo una serie di osservazioni – è stata confermata da un gruppo di esperti del Georgia Institute of Tecnology. Nella sala della conferenza, il ricercatore Lujendra Ojha in collegamento telefonico. «Abbiamo raccolto le prove chimiche», diceva mostrando l’animazione 3D di un cratere, Crater Hale. Dalla sommità di quest’ultimo infatti, si propagano tante linee scure e parallele fra loro. Si tratta di acqua che scorre allo stato liquido osservata grazie ad un nuovo metodo di analisi spettroscopica che fa luce su un fenomeno geologico piuttosto ricorrente nel periodo estivo del pianeta rosso.
Il fenomeno è stato monitorato dalla sua scoperta in modo costante grazie alla diverse sonde che orbitano intorno a Marte. Che si potesse trattare di acqua fuoriuscita dai bordi dei crateri, era già stato ipotizzato ma gli strumenti delle sonde orbitali non hanno la capacità di indagare in quelle strette fasce scure, non più larghe di 5 metri, e dunque è sempre mancata una prova certa. Così Lujendra Ojha ha messo a punto una metodologia per studiare lo spettro, ossia la composizione chimica, di un singolo pixel delle immagini che arrivano da Marte, e in questo modo ha dimostrato che a rendere scure quelle lingue la sabbia è la presenza di acqua salata.
«L’analisi delle sabbie vicino alle lingue scure non mostrano la presenza di sali, e dunque essi fuoriescono insieme all’acqua: si tratta di perclorato di magnesio, trovato anche dove sta lavorando il rover della Nasa Curiosity, di clorato di magnesio e diperclorato di sodio» – ha spiegato il ricercatore.
Adesso il compito degli scienziati sarà scoprire l’origine dell’acqua e il nuovo obiettivo potrebbe non essere semplice da trovare. Una prima ipotesi vede come causa generante la presenza di ghiaccio che, durante l’estate marziana, si fonde con l’aumento delle temperature, permettendo all’acqua di fuoriuscire in getti per poi evaporare velocemente. Potrebbe essere la spiegazione più plausibile: non è necessario che la temperatura superi gli zero gradi centigradi per avere acqua liquida. La presenza di alcuni sali infatti può portare la temperatura di liquefazione anche a -190 °C e in alcune regioni del pianeta, la temperatura estiva può superare anche i 15 °C.
Tuttavia questa ipotesi spiegherebbe la presenza di acqua solo per quanto riguarda le regioni polari. In prossimità dell’equatore, dove sono state osservate molte “striature”, non vi sono presenza di ghiacciai tale da consentire flussi simili, sebbene in alcune regioni equatoriali sia stata rilevata la presenza di ghiaccio attraverso analisi radar. “Al momento, sulla base di ciò che sappiamo può anche essere che non ci sia una risposta univoca, ma che ci siano invece diverse valide spiegazioni alla presenza di acqua nelle diverse zone di Marte” – dice Ojha.
Il ghiaccio equatoriale potrebbe avere origine dalla presenza di alcune falde acquifere che con l’aumentare della temperatura producano formazioni geologiche simili ai geyser. Oppure ancora si ipotizza che l’acqua, nella zona equatoriale, derivi dalla condensazione di vapore acqueo atmosferico che, dopo essere penetrato nel terreno, ritorna in atmosfera.
Va chiarito, per i più sognatori, che sul Marte non possono esserci fiumi o laghi, in quanto la bassa pressione dell’atmosfera marziana fa evaporare l’acqua. In ogni caso la presenza di ghiaccio e di falde acquifere è requisito fondamentale per programmare la colonizzazione del pianeta. La ricerca è stata pubblicata Nature Geoscience. Inutile sottolineare ancora una volta l’entusiasmo manifestato sul web. Il doodle creato da Google per l’occasione dice tutto.
È proprio il caso di dire che l’entusiasmo è alle stelle!