Missione LISA: una conferma alla teoria della relatività di Einstein
Sono decenni che l’intero mondo scientifico si sta prodigando a dimostrare la teoria delle stringhe (o “teoria del tutto”), una teoria il cui scopo è conciliare la meccanica quantistica e la relatività generale, e finalmente , nel 2017, questo enorme punto interrogativo riuscirà a trovare una risposta. In che modo? Attraverso la missione LISA ( Laser Interferometer Space Antenna).
Tale tecnologia prevede l’utilizzo di 3 satelliti posti ai vertici di un triangolo equilatero, separati da una distanza di 5 milioni di chilometri, alla distanza di 1 UA (Unità Astronomica dal sole); la distanza di queste sonde sarà tenuta sotto controllo da un interferometro laser (di potenza di circa 1 W) e il loro scopo sarà quello di rilevare la presenza di onde gravitazionali, già previste all’interno della teoria della relatività generale di Einstein, ossia “increspature” del tessuto dello spazio-tempo prodotte da eventi che coinvolgono oggetti solitamente massicci, per esempio la fusione di due stelle di neutroni o due buchi neri.
Bisogna sottolineare che la sua realizzazione non sarebbe stata possibile senza il contributo decisivo dell’Italia. Sono italiani , infatti, i sensori inerziali – il cuore della metrologia di altissima precisione (frequenze estremamente basse , 0.1 mHz, poiché non sarà affetto dai disturbi ambientali, distinguendosi quindi dagli interferometri terrestri) essenziale per il funzionamento dell’osservatorio – che sono stati costruiti da CGS S.p.A. con il finanziamento dell’ASI e su progetto dei ricercatori dell’Università di Trento e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN). Ed è italiano Stefano Vitale, fisico sperimentale dell’Università di Trento e principale responsabile scientifico della missione.
Questo progetto dell’ESA è tanto complesso quanto costoso, ma rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’ambito spaziale, in quanto nonostante siano stati fatti diversi controlli con interferometri da terra , è la prima volta che riusciremo ad osservare direttamente un evento di questa portata, un evento che astrofisici e cosmologi considerano come la conquista di una dimensione totalmente nuova della cosmologia, paragonando le onde gravitazionali a potenti suoni emessi dall’universo e la loro rilevazione all’aggiunta del sonoro alle pellicole del cinema muto.
Quindi, insomma, ci auguriamo tutti di sentire, prima o poi, i suoni di questo film.