« Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini. »
Era il 12 aprile 1961 e quel giorno, per la prima volta, un essere umano, Jurij Alekseevič Gagarin, guardava il nostro pianeta dallo spazio. «Da quassù la Terra è bellissima. Senza frontiere nè confini» – disse via radio.
Figlio di un falegname e di una contadina, Yuri nacque in un piccolo villaggio chiamato Klušino il 9 marzo del 1934. Particolarmente dotato nelle materie scientifiche, e con il sogno del volo. Interruppe gli studi nel 1941 quando le armate tedesche premevano ai confini per tentare un’invasione destinata a fallire. Finita la seconda Guerra mondiale Yuri riprese gli studi presso l’Istituto tecnico industriale di Saratov, dove ottenne il diploma di metalmeccanico. Volò per la prima volta nel 1955, appena 21, per pura passione: si iscrisse infatti all’aeroclub e volò a bordo di un Yakovlev Yak-18. Il giovane scoprì una passione che non sapeva di avere: quella per il volo. Iniziò così un nuovo percorso di studi, quello dell’aeronautica, ed entrò a far parte dell’Aviazione Sovietica nel 1957, all’Accademia Aeronautica di Orenburg.
In quello stesso anno, L’URSS aveva annunciato la conquista dello spazio con missioni umane: un ulteriore stimolo per il giovane Yuri. Divenne uno dei migliori piloti sovietici al punto da iniziare a dedicarsi all’attività di collaudatore di sistemi sperimentali e a sostenere prove che devono dimostrare l’effettiva possibilità di spedire un uomo nello spazio. Inevitabilmente si trovò così ad iniziare, insieme ad una stretta cerchia di colleghi, l’addestramento come cosmonauta.
I candidati astronauti sono venti ma a bordo della navicella Volkov 1 c’è posto solo per uno di loro. Il resto lo conosciamo. Toccò a lui che il volo lo aveva sognato fin dall’infanzia: Gagarin sarebbe stato sostituito, in caso di un impedimento, da German Titov, altro pioniere dell’aeronautica che viaggiò pochi mesi dopo stabilendo il record, detenuto ancora oggi, del cosmonauta più giovane di sempre, 25 anni.
Si trattò di un lancio a dir poco primordiale: iniziato alle 09:07 del 12 aprile 1961 quando Gagarin esclamò: «Pojechali!» (Andiamo!). La Vostok 1 avrebbe compiuto un’intera orbita ellittica intorno alla Terra alla velocità di 27.4oo chilometri all’ora. Raggiunse un’altitudine massima di 302 chilometri, ed una minima 175.
Nel guardare l’interno della Vostok e la posizione di Gagarin non si può fare a meno di notare l’analogia con la navicella del film Contact dove Jodie Foster, astronauta improvvisata, parte alla scoperta di un nuovo mondo. Era esattamente così che doveva sentirsi Gagarin, viaggiatore consapevole che il suo punto di vista lo avrebbe portato alla scoperta di un mondo nuovo: il nostro.