Tre pianeti di dimensioni molto simili alla Terra o agli altri pianeti di tipo roccioso del nostro sistema solare, come Venere, sono stati individuati attorno ad una stella nana ultrafredda della costellazione dell’Acquario. Non erano mai stati trovati dei pianeti che girassero intorno ad una stella fredda e piccola come Trappist – 1, questo il nome della stella in questione, ma gli scienziati ritengono che i tre corpi celesti si trovino comunque nella zona abitabile, vale a dire la posizione astronomica in cui un corpo celeste riceve sufficienti radiazioni e calore da mantenere sulla sua superficie acqua liquida e di conseguenza le potenziali condizioni per lo sviluppo della vita.
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista britannica Nature ed è il frutto di una ricerca specifica a cui si dedica il gruppo dell’Università di Liegi, in Belgio, utilizzando il telescopio TRAPPIST (Transiting Planets and PlanetesImals Small Telescope) da cui prende il nome la stella, dell’Osservatorio ESO (European Southern Observatory) a La Silla in Cile. Gli astrofisici, che cercavano tracce di pianeti esistenti intorno a stelle nane ultrafredde e nane brune, ritenevano teoricamente possibile che esistessero pianeti abitabili intorno queste stelle fredde e ora ne hanno la prova. La stella in questione, il cui vero nome è 2MASS J23062928-0502285 (battezzata poi Trappist-1), possiede una massa che è circa l’8 per cento del nostro Sole con una luminosità paragonabile solo allo 0,05 per cento della nostra stella madre.
I tre pianeti scoperti sono distanti da Trappist-1 dalle venti alle cento volte di meno rispetto alla distanza della Terra dal Sole. Qual è la velocità di questi corpi celesti? Un anno dura approssimativamente da 1,5 a 2,4 giorni per due dei tre pianeti. Il terzo invece è più lento poiché il suo moto di rivoluzione intorno alla propria stella madre dura tra i 4,5 e i 73 giorni. Nonostante si trovino ad una distanza ravvicinata a Trappist-1, sono ritenuti abitabili poiché la stella madre è molto debole. I tre corpi celesti sono stati scoperti misurando l’attenuazione della flebile luce della stella quando transitavano davanti ad essa: la debolezza di quest’ultima ha reso la scoperta decisamente ardua.
Qualcosa di più la sapremo prossimamente. «Con i nuovi telescopi in costruzione come E-Elt dell’Eso da 39 metri e il James Webb Space Telescope che partirà nel 2018 – dichiara Jiulien de Wit coautore del Mit di Boston – sarà possibile anche studiare le atmosfere di questi corpi celesti esplorando per la prima volta la presenza di acqua, di tracce di attività biologica. E’ un passo gigante verso la ricerca della vita nell’Universo».