Margherita Hack era nata a Firenze nel 1922, porta avanti i suoi studi presso la facoltà di fisica, concludendoli nel 1945, ed insegnò astronomia all’Università di Trieste fino al 1992. Divenne la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico. Quasi tre anni fa la sua scomparsa, lasciandoci in eredità un grande sapere, la sua cultura spaziava in ogni ambito, era una grande scrittrice, sempre vicina alle problematiche civili, schierandosi sempre dalla parte dei più deboli.
Era sempre disposta ad andare contro tutto e tutti, il suo animo anticonformista la rendeva partecipe ed a volte protagonista di grandi lotte sociali e politiche, portando il mondo delle donne sempre più su, in particolar modo ribaltando la concezione che si aveva del mondo scientifico, che potesse appartenere in primis solo al sesso maschile. Era nata da una famiglia, in cui il padre era un protestante e la madre cattolica, la sua tesi di astrofisica era relativa ad una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili, e durante i suoi anni, ha sempre negato la possibilità che potesse esistere Dio, tanto da portarsi in prima linea come paladina dell’ateismo militante. Il suo grande amore oltre che per la scienza, era per Aldo De Rosa, in un intervista raccontò alcune curiosità sulla sua storia d’amore. Si incontrarono in tenera età lei 11 anni e lui 13, e fu subito amore e nel 1944 si sposarono. Ha sempre coltivato dentro se il desiderio di comunicare, a volte si è messa a nudo raccontandoci tanti aspetti della sua vita Toscana, e in quella che è stata la sua lunga carriera ha pubblicato ed alternato la stesura di testi universitari a quelli di divulgazione.
Ricordiamo il trattato di “Stellar Spettroscopy”, scritto nel 1959 assieme a Otto Struve. Nel 1978 ha fondato la rivista “L’Astronomia” di cui ne è stata direttore e nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”. Nella sua ultima intervista aveva preso la decisione di non farsi operare al cuore nonostante un peggioramento di alcuni suoi problemi cardiaci. Aveva paura più della non autosufficienza, che della morte. Disse : “Preferisco così, volevo stare in pace, inutile campare cinque anni di più male, meglio stare a casa con il mio lavoro e i miei animali”, aggiungendo come a volte era suo solito fare una postilla ironica: “Così faccio anche risparmiare l’ Asl”. Si era resa conto come disse, che in ospedale le mancavano quelle che erano le sue attività quotidiane, i suoi animali, suo marito e soprattutto la sua privacy. Preferiva la sua casa con le sue cose normali seppur un po’ rallentate. E’ interessante concludere questo articolo dedicato alla famosa scienziata, con un suo aforisma, nel quale si denota la sua grande umiltà nonostante la scienza stessa ci avesse confermato, che era una grande scienziata con la “S” maiuscola. Diceva cosi: “Il progresso della conoscenza avviene perché noi possiamo basarci sul lavoro dei grandi geni che ci hanno preceduto”. Escludeva il fatto che lei potesse esserlo. Beh, tutti noi siamo orgogliosi di aver “Conosciuto” un genio, figlia dell’Italia e delle stelle di nome Margherita Hack.