Home » Trovata la chiave per bloccare le cellule tumorali

Trovata la chiave per bloccare le cellule tumorali

Dieci ricercatori delle Università di Trento e di Washington hanno trovato la chiave per bloccare lo sviluppo delle cellule tumorali. A capo della ricerca ci sono Paolo Macchi del Lab of Molecular and Cellular Neurobiology, Università di Trento e Gabriele Varani del Department of Chemistry, della Washington University

Trento, Paolo Macchi (Lab of Molecular and Cellular Neurobiology, Centro per la biologia integrata - Cibio, Università di Trento) e il suo gruppo di ricerca: http://wwwra.ansa.it/webimages/img_700/2016/7/27/0dc9e4aa08378042fb116f05a08bbf27.jpg

Dieci ricercatori delle Università di Trento e di Washington hanno trovato la chiave per bloccare lo sviluppo delle cellule tumorali. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Chemical Biology. Per la prima volta è stata sintetizzata una proteina ingegnerizzata (appartenente al rango delle Rbfox) in grado di legarsi a un particolare tipo di acido nucleico (miR-21, elemento associato allo sviluppo di cellule tumorali): una volta dentro la cellula tumorale, riesce a inibirne lo sviluppo.

Paolo Macchi (sinistra) e Gabriele Varani
Paolo Macchi (sinistra) e Gabriele Varani

La scoperta è il risultato di una collaborazione internazionale tra il laboratorio diretto da Paolo Macchi (Lab of Molecular and Cellular Neurobiology, Centro per la biologia integrata – CIBIO, Università di Trento) e il Department of Chemistry, della Washington University diretto da Gabriele Varani.

«L’interazione tra proteine e acidi nucleici (in particolare RNA) – dice Paolo Macchi del CIBIO – è molto complessa e capire come ciò avvenga e come sia regolata permette di creare, ad esempio, molecole ingegnerizzate con nuove proprietà biologiche, per scopi non solo di ricerca, ma anche terapeutici. I micro-RNA (o semplicemente miRNA) sono corte sequenze di RNA che regolano l’attività dei geni e contribuiscono al normale sviluppo e funzionalità delle cellule. Negli ultimi anni i miRNA sono stati studiati anche in un contesto patologico quale il cancro. Un’alterata espressione dei miRNA attiva, infatti, una serie di eventi che portano a una trasformazione neoplastica della cellula, allo sviluppo di metastasi e quindi a una cattiva prognosi in pazienti oncologici. In questo contesto miR-21 è uno dei miRNA più studiati poiché alti livelli di miR-21 determinano un aumento dell’espressione di geni onco-promotori e una riduzione di geni onco-soppressori».

Gli scienziati dell’Università di Washington, che hanno un approccio chimico-strutturale alle scienze della vita, si sono rivolti ai biologi del CIBIO per le loro competenze sperimentali sulle cellule. «Il lavoro è importante poiché esalta ancora una volta il valore e le ricadute applicative della ricerca di base. La ricerca di base ha permesso di conoscere la struttura delle regioni delle proteine coinvolte nell’interazione con gli acidi nucleici, nonché di scoprire i miRNA e il loro coinvolgimento in processi sia fisiologici sia patologici. L’aver messo insieme e con successo conoscenze e competenze dei nostri gruppi di ricerca provenienti da settori diversi della biologia è stato stimolante ed estremamente interessante. Questo è il secondo lavoro in collaborazione pubblicato su riviste internazionali nel giro di pochi mesi dai nostri due gruppi» – conclude Macchi.

L’articolo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Chemical Biology: “Targeted inhibition of oncogenic miR-21 maturation with designed RNA-binding proteins”. I dieci scienziati sono. per l’Università di Washington: Yu Chen, Fan Yang, Tom Pavelitz, Wen Yang, Katherine Godin, Matthew Walker e Suxin Zheng con il responsabile del laboratorio Gabriele Varani, mentre per l’Università di Trento sono Lorena Zubovic e Paolo Macchi, responsabile del Lab of Molecular and Cellular Neurobiology.