Articolo a cura di Carmen Laiola
Non è una novità, tutti quanti avremo sicuramente sentito parlare, almeno una volta nella nostra vita, di eventi sovrannaturali, di fantasmi o di spiriti che vagavano, privi di pace.
Sono vecchie storie, leggende tramandate di generazione in generazione, o raccontate davanti ad un falò d’estate, riguardanti fenomeni inspiegabili o forze straordinarie, di cui non conosciamo il senso né la provenienza.
Ma le storie restano storie, finché l’uomo, scettico, ma al contempo ammaliato dall’ignoto, non si spinge oltre, andando a cercare quello che si cela nella penombra, per capirne il meccanismo o la veridicità della sua esistenza.
Con l’avvento della libera informazione, oltretutto, questa curiosità viene ulteriormente favorita e fomentata.
Internet fornisce ogni giorno nuovi “divertenti spunti”, con tanto di vendita di oggettistica particolare, da utilizzare per compiere determinati rituali, e di guide “adeguate” per fare il tutto in “sicurezza”.
Un esempio lampante, se non il più conosciuto, ci è fornito dalla tavola Ouija.
LA TAVOLA OUIJA
In breve, la tavola Ouija è una tavolozza generalmente di legno, o di plastica, sulla quale sono disegnate o incise delle lettere, dei numeri e le parole “sì”, “no” e “arrivederci”. Con l’aiuto di un cursore, sul quale i partecipanti alla seduta posano le dita, lo spirito comunica i suoi messaggi, muovendolo e indicando le lettere che comporranno delle parole.
Ma c’è davvero uno spirito dietro tutto questo o è solo suggestione? C’è una spiegazione scientifica alla base del fenomeno?
Tanti scienziati hanno spiegato l’evento con quello che viene definito “effetto ideomotorio”, o “effetto Carpenter”, secondo cui, inconsciamente, la nostra mente è in grado di generare dei movimenti meccanici del corpo.
Possiamo, inoltre, riscontrare l’analogo comportamento con l’ipnosi, che è appunto il processo con cui un pensiero o un’immagine mentale generano movimenti involontari, al di fuori della coscienza del soggetto.
Il termine “ideomotorio” è stato introdotto dal fisico, nonché fisiologo, William Benjamin Carpenter, nel suo saggio “On the relation of Mind and Matter” del 1852.
Carpenter, in seguito ai suoi approfonditi studi sulla mente umana, notò che, involontariamente, quest’ultima riusciva a provocare dei lievi movimenti del corpo dei soggetti selezionati per le sue ricerche.
La sua teoria fu successivamente studiata e riconfermata, anche dallo scienziato inglese Micheal Faraday e dal chimico francese Michel Eugène Chevreul, i quali misero a punto altri esperimenti per valutarne l’esattezza.
il pendolo di chevreul
L’esperimento meglio riuscito, se non il più semplice da rielaborare, è certamente quello legato al pendolo di Chevreul (provare per credere!).
Per questo esperimento vi serviranno davvero pochissimi elementi:
Ora, tenete fra le dita il vostro pendolo, stabilite un verso per il “vero” ed un per il “falso” e cominciate serenamente a farvi porre queste domande, rispondendo talvolta correttamente, altre erroneamente.
Noterete, osservando il pendolo dubito dopo le vostre risposte, che questo, malgrado voi lo teniate semplicemente “fermo”, oscillerà lievemente da una parte o da un’altra, in base alla veridicità della vostra risposta.
Dunque, grazie a questo esperimento, fu facilmente comprensibile come la mente umana riuscisse a far compiere, involontariamente, dei movimenti meccanici!
Grazie al progresso scientifico e l’avvento delle neuroscienze, l’effetto Carpenter è stato ulteriormente osservato, studiando il “repentino” miglioramento degli atleti dopo un lungo periodo di pausa forzata, o un infortunio.
Molti di loro, durante questi periodi, non smettono mai di allenarsi, o quantomeno di rivedere le loro gare o le registrazioni dei loro allenamenti.
Degli studi scientifici hanno infatti dimostrato che i potenziali di azione, registrati dai muscoli specifici, cambiano durante il richiamo mentale dei movimenti, quasi come se gli atleti si stessero effettivamente allenando.
Uno degli esempi più significativi è stato svolto in un laboratorio di biomeccanica nel Canada, in cui si è osservato che le registrazioni EMG di uno sciatore, seduto su una sedia, che riproduceva mentalmente i movimenti lungo una discesa libera con gli sci, coincidevano con gli stimoli nervosi che egli avrebbe utilizzato durante la stessa, realmente.
L’unica differenza consisteva nel fatto che, da seduto, non vi era alcuna contrazione muscolare.
Analogamente, allora, possiamo osservare il movimento del cursore sulla tavola Ouija.
Grazie all’effetto ideomotorio, e alla suggestione dei partecipanti, il cursore viene involontariamente mosso sulla tavola.
Quasi la totalità dei coinvolti in tali eventi racconta, oltretutto, che i suddetti “spiriti” compongono, per la maggiore, parole senza senso: essendoci infatti più “menti” a concentrare la propria forza sul cursore, ciascuna lo spinge verso le lettere che vorrebbe vedere individuate, essendo queste persone sempre alla ricerca di qualcuno in particolare, qualcuno di caro a cui chiedere conforto.
Pertanto, nel caso vi imbattiate in “eventi” di questo genere, non lasciatevi ingannare dall’apparenza, talvolta poco autentica e veritiera.