In collaborazione con Massimiliano Russo
In un giorno d’estate del 1943, tra le strade di Budapest, il giornalista ungherese Laszlo Biro si trovò ad assistere ad una sfida a bocce di alcuni ragazzi. Notò che le sfere, dopo essere passate in una pozzanghera di fango, lasciavano sul terreno una striscia di sporco, una traccia regolare e uniforme. Fu proprio questa osservazione a colpirlo e a fornirgli l’ispirazione per quella che sarebbe diventata la penna a sfera, penna che ancora oggi è largamente utilizzata in tanti paesi del mondo e che porta il suo nome, la biro. In pratica, Laszlo pensò di inserire nella punta di una penna una piccola sfera che consentisse di ottenere il medesimo effetto della biglia, facendo uscire l’inchiostro in modo rapido e uniforme. Il fratello, un chimico, si occupò di ottenere la giusta viscosità dell’inchiostro in modo che quest’ultimo potesse scorrere facilmente sulla sfera e, nello stesso tempo, asciugarsi velocemente, prendeno ispirazione dagli inchiostri usati nella stampa di giornali, i quali asciugavano rapidamente, lasciando la carta asciutta e senza sbavature.
E a Biro cosa rimase? Lui non beneficiò mai del successo della sua invenzione, continuando a vivere una vita modesta.