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Gamma-Ray Burst: i “fari” dell’universo

I GRB (Gamma-Ray Burst) sono esplosioni “catastrofiche” e costituiscono uno dei fenomeni più violenti e misteriosi dell’universo

Lampo Gamma

Rappresentazione artistica di un lampo gamma. Credits: media.inaf

I GRB (Gamma-Ray Burst) sono esplosioni “catastrofiche” e costituiscono uno dei fenomeni più violenti e misteriosi dell’universo.

a cura di Matteo Gaggiotti

Lampo Gamma
Rappresentazione artistica di un lampo gamma. Credits: media.inaf

La cosmologia moderna ha intrapreso uno studio molto intenso dell’universo primordiale, ovvero quel periodo che va da qualche decina a qualche centinaio di milioni di anni dopo il Big Bang; durante questo periodo ha avuto luogo l’accensione delle prime stelle e la formazione delle prime galassie. Per capire quali sono state le fasi fondamentali nella formazione e nello sviluppo delle strutture cosmiche, gli studiosi hanno trovato aiuto nei Gamma-Ray Burst, un evento tanto fenomenale quanto intrigante per la scienza moderna. L’energia sprigionata da queste esplosioni è pari a tutta quella emessa da una stella come il Sole in 10 miliardi di anni ed è sprigionata in un lasso di tempo che va da pochi secondi a qualche minuto.

I GRB dunque costituiscono dei veri e proprio fari cosmici, utilissimi nello studio dell’evoluzione dell’universo. Tali fenomeni si pensa siano dovuti al collasso gravitazionale di una stella massiccia, oppure all’unione di una stella di neutroni con un buco nero: in entrambi i casi si tratta di processi ad altissima energia. La peculiarità di questi eventi è rappresentata dalla loro immensa luminosità, circa 100 miliardi di miliardi di volte in più del Sole, e dalla loro grande distanza, che può farci arrivare ad “appena” centinaia di milioni di anni dal Big Bang.

Compton Gamma Ray Observatory
Compton Gamma Ray Observatory, credits: nssdc.gsfc.nasa.gov

Il metodo principale, utilizzato per lo studio di questi “lampi”, è l’analisi del redshift: fino ad ora abbiamo potuto studiare solamente due casi con valori superiori ad 8, ovvero a distante di circa 500 milioni di anni dal Big Bang. Proprio per questo motivo l’obiettivo è quello di sviluppare strumenti di studio migliori, in modo tale da poter arrivare a valutare redshift con ordini di grandezza superiori, ed avvicinarci sempre più alle fasi iniziali del nostro universo