Home » La psicologia del complotto

Non dobbiamo interrogarci sull’esistenza dei complotti: sono sempre esistiti e la morte di Giulio Cesare ne è un valido esempio. Lo scopo di questo articolo è capire cosa spinge una persona a credere che l’intera realtà che viviamo faccia parte di chissà quale piano di chissà quale organizzazione, pronta a controllare i risvolti della nostra esistenza, piuttosto che accettare che la realtà di certi eventi, per quanto assurdi o sconvolgenti, ha dei perché meno fantasiosi e decisamente realistici.

Cos’è il complottismo?

Possiamo definirlo come un movimento popolare, i cui membri sono convinti che i maggiori avvenimenti della nostra realtà e dunque attualità, politica, storia, economia e scienza siano frutto di un complotto organizzato e gestito da gruppi di controllo. Questi gruppi alle volte vengono indicati come gli stessi governi delle superpotenze mondiali, altre volte invece viene citato il “New World Order” (Nuovo Ordine Mondiale): organizzazioni che decidono i destini ed il futuro della popolazione mondiale allo scopo di arricchirsi e trarne vantaggi e profitti di ogni tipo.

La pecca del complottismo

Le prove; assenti, incomplete, alterate, inventate (qualche volta con l’uso di programmi virtuali come photoshop). Per muovere accuse verso un uomo, un governo, una istituzione religiosa o la comunità scientifica bisogna essere in possesso di documenti certi; i complottisti però, come vediamo nei loro siti/blog, sono muniti solo di supposizioni con le quali trasformano gli eventi più rilevanti della società in veri e propri piani mossi alle spalle di una popolazione dormiente, e dunque inconsapevole: da qui i tormentoni come “Sveglia!” e surrogati simili.

Un punto cruciale

È soprattutto la mancanza di prove, specie nell’ambito scientifico, a delineare il confine tra verità e bufala; le teorie del complotto infatti non hanno una sola prova che ne confermi la plausibilità, altrimenti non si chiamerebbero “teorie”. Per spiegare meglio questo concetto, prenderemo in esame la medicina alternativa: nel momento in cui venisse dimostrata l’efficace di una cura o rimedio della medicina alternativa, essa cesserebbe all’istante di essere considerata “alternativa” entrando a far parte delle conoscenze mediche. Un altro valido esempio è quello dei processi giudiziari: se su un sospettato di reato, nonostante indagini, e analisi, non si scoprisse una sola prova valida per incastrarlo, esso verrebbe assolto. Le grandi teorie del complotto invece non si assolvono mai, sono sempre vive, si moltiplicano, altre volte anche a distanza di anni “crescono” con l’aggiunta di “nuovi dettagli”, prima oscurati dai gruppi di controllo. Sono considerate come “assodate” per chi ci crede.

Paperino
Una storia di Paperino in cui si ironizza sulle scie chimiche. Credits: fumettologica.it

I complottisti secondo la Scienza

Ted George Goertzel
Ted George Goertzel, credits: scarc.library.oregonstate.edu

Secondo Ted George Goertzel, sociologo americano e professore emerito di sociologia presso la Rutgers University, essere “complottisti” deriva (nella maggior parte dei casi) dall’avere difficoltà nel relazionarsi con il prossimo, essere insicuri sul lavoro (irrealizzazione professionale) e vivere in uno stato di anomìa (mancanza di norme e regole sociali che controllano il comportamento personale, scatenata spesso da un trauma o da cambiamenti continui della propria condizione personale: sono un caso i divorziati, coloro che perdono il lavoro, chi ha difficoltà economiche e in genere chi vive senza regole e senza uno scopo). Goertzel è giunto a queste conclusioni dopo aver condotto uno studio nel 1994 su 347 cittadini del New Jersey. “Il complottista crede a più complotti ma non è quasi mai convinto di una sola teoria; nonostante ciò le sposa tutte. È spesso di classe socioeconomica medio-bassa ed il suo credo politico è ininfluente” – scriveva Goertzel. “Il complottista non è un testimone oculare, non era presente al momento dell’avvenimento che crede ‘frutto di cospirazione’, si basa su supposizioni, filmati, foto, tutti elementi insufficienti per accusare intere organizzazioni, gruppi, nazioni o governi di crimini efferati.
Il complottista non si basa su prove di fatto per sostenere le sue teorie ma sulla generalizzazione dei fatti ed ogni nuova cospirazione ne origina un’altra, in un percorso senza fine” – aggiunge Goertzel.

Dai disturbi personali alla paranoia

Una ricerca interessante in merito è quella condotta da Virem Swami e Rebecca Coles intitolata “The truth is out there” (La verità è lì fuori): la ricerca ha evidenziato che alcuni disturbi paranoici, scatenati da eventi personali, possano condurre un individuo a manifestare tendenze nel credere “al grande complotto”, senza contare che per natura è ìnsito nell’uomo cercare una spiegazione accettabile anche dove non esiste. Esigenza umana accettabile a patto che non varchi la soglia che separa la realtà dalla fantasia: per alcuni risulta assurdo che dei terroristi abbiano fatto schiantare degli aeroplani su due grattacieli causando migliaia di vittime e del resto lo è; ma non per questo l’unica spiegazione va identifica come un qualcosa di nascosto, di segreto, un complotto appunto. Alcune realtà ci possono spaventare ma dobbiamo accettarle nella loro assurda ma plausibile esistenza.

Quel film chiamato Apollo 11

Apollo Set
Quella che agli occhi dei complottisti è una prova del set cinematografico allestito per girare “Lo sbarco sulla Luna” non è altro che un’esercitazione in cui gli astronauti prendevano dimestichezza con le tute e gli strumenti per prelevare campioni lunari. Credits. thelivingmoon.com

Ancor prima dell’11 settembre, è il viaggio sulla Luna ad ossessionare i complottisti che, nonostante sia avvenuto decenni fa, resta ai loro occhi un traguardo irraggiungibile: non viverlo in prima persona lo rende un avvenimento finto, distante ed impossibile: così molti iniziano a pensare che si sia trattato di un falso. I complottisti si avvalgono principalmente delle ombre, spiegate più volte da scienziati ed esperti che ne hanno motivato le direzioni anomale rispetto alla sorgente luminosa, oppure dei segni anomali presenti sulle fotografie: in genere dei “+” che servivano solamente per sviluppare le foto e comprendere meglio dimensioni e orientamento degli oggetti fotografati. A smontare in modo efficace la teoria del complotto lunare ci ha pensato David Grimes, un ricercatore di Oxford che, mediante le sue formule, spiega che nell’ipotetico segreto del falso sbarco lunare, il complotto avrebbe retto appena per 3 anni e 9 mesi prima di essere svelato.

Conclusioni accettabili dall’intelletto umano

Interrogarsi è nella natura umana, come lo è anche indagare e accertarsi del vero, distinguendolo dal falso. Questo però, è accettabile solo e soltanto se fatto nei limiti della ragione; e se non tutti riescono a fidarsi delle autorità, della magistratura e dei governi, non si può negare, sminuire, svalorizzare e/o alterare quanto scoperto dalla scienza. Ci può stare avere un dubbio su di un attentato, o un fenomeno politico (purché dubbio rimanga e non si diffondano false informazioni, sprovviste di prove e fonti valide); non è ragionevole e socialmente accettabile affermare che la “Terra sia piatta”. A voi la scelta.