Spazio

NASA, osservata l’impronta della materia oscura nella galassia di Andromeda

Il telescopio spaziale Fermi della NASA ha individuato, al centro della galassia di Andromeda, una probabile traccia della presenza della materia oscura, quell’ipotetica componente di materia non direttamente osservabile poiché non emette radiazione elettromagnetica e si manifesta solo attraverso gli effetti gravitazionali. La scoperta, pubblicata sull’Astrophysical Journal, si deve al gruppo coordinato dall’astrofisico Pierrick Martin (CNRS e Istituto di Ricerca in Astrofisica e Planetologia di Tolosa).

Il telescopio Fermi ha osservato lampi di raggi gamma, radiazioni di altissima energia, in una zona molto delimitata al centro della galassia di Andromeda; solitamente questi lampi sono generati da pulsar e raggi cosmici quando interagiscono con le nubi di gas interstellare ma quando sono prodotti in un punto molto confinato al centro di una galassia, la loro sorgente potrebbe essere la materia oscura in quanto “tende ad accumularsi nelle regioni più interne delle galassie” – ha spiegato Pierrick Martin. La “firma” infatti è molto simile a quella osservata nel 2014 al centro della Via Lattea, rilevata proprio dal telescopio Fermi.

Il contributo italiano

L’Italia partecipa al progetto Fermi Gamma-ray Space Telescope attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).


Saranno necessarie ulteriori osservazioni per determinare l’origine di questi lampi gamma, ma la scoperta fornisce di per sé un importante punto di partenza per approfondire le conoscenze di questa galassia, molto simile alla nostra al punto da essere definite “gemelle”.

“La nostra galassia è così simile ad Andromeda, studiare quest’ultima ci aiuta davvero a conoscere meglio anche la nostra galassia e la sua formazione. È come vivere in un mondo in cui non ci sono specchi, ma si ha un gemello e guardandolo puoi vedere come sei fatto fisicamente” – ha spiegato Regina Caputo, del Goddard Space Flight Center della NASA, una delle autrici della ricerca.

Published by
Antonio Piazzolla