Virtual Brain Experience punta alla riabilitazione di pazienti con disabilità agli arti superiori, cerebrolesionati o aventi altri deficit, congiungendo BCI e realtà virtuale. Grazie alla sola immaginazione motoria, in un contesto immersivo e stimolante dato dalla realtà virtuale e dal neurofeedback, i pazienti potranno svolgere una serie di task. E’ così che VIBRE riuscirà a riorganizzare positivamente la regione cerebrale lesionata, fornendo benefici ai pazienti.
imagine. move. perceive.
Un gruppo di biomedici, tra i quali membri di Close-up Engineering, sono stati selezionati per lo Start-up Day di quest’anno, indetto dall’Università di Bologna: le 30 le idee coinvolte su 180 proposte, incontreranno i players, sponsor e supporters interessati ad investire sull’idea migliore.
“Il concetto alla base di VIBRE è la ‘fusione’ di due tecnologie: BCI (per leggere le onde celebrali, o per meglio intenderci l’immaginazione motoria) e la realtà virtuale. L’interfaccia cervello-macchina ottenuta può migliorare la riabilitazione neuro-motoria per pazienti con lesioni celebrali causate ad esempio da ictus ed impossibilitate dunque nel muovere gli arti superiori. In questo modo il paziente viene seguito dalla fase più acuta della malattia fino alla completa riabilitazione motoria accelerandone il processo” – ci spiega Raffaele Salvemini, fondatore di Close-up Engineering e ingegnere biomedico membro di VIBRE.
L’idea è nata dai tre Ingegneri Biomedici Raffaele Salvemini, Sara Piras e Stefano Stravato che hanno coinvolto colleghi e amici del settore quali Luca Talevi, Giuseppe Vairo e Simone Cesaro.
Per ovvi motivi, al momento non possiamo approfondire i dettagli del progetto, che continueremo a seguire; nel frattempo invitiamo quanti interessati a scoprirne di più sul sito ufficiale di VIBRE, supportare il gruppo su Facebook e iscriversi all’evento in programma il prossimo 27 maggio!