Telegram nei server Russi: privacy a rischio?
L’agenzia di stampa britannica Reuters ha da poco dato la notizia ufficiale secondo la quale Telegram, il noto client di messaggistica istantanea, è stato registrato presso gli enti governativi Russi per controlli contro le organizzazioni terroristiche degli ultimi tempi. Pavel Durov, il fondatore di VK (social network russo) ed appunto Telegram, ha subito pressioni da parte delle varie autorità della Federazione Russa ed è stato costretto a cedere ed a registrare il tutto.
L’app è stata accusata dalla FSB (Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa) di offrire “l’opportunità ai terroristi di creare stanze per la chat segreta con un elevato grado di crittografia”, che gli permette di organizzarsi.
La vicenda “Telegram & Russia” ed il problema privacy
L’indagine da parte della FSB è inziata dopo l’attacco di aprile alla metropolitana di San Pietroburgo, per poi arrivare all’accusa del 26 giugno 2017 che abbiamo citato in precedenza. Durov si è trovato di fronte ad un’ardua scelta, accettare la proposta della Russia o perdere 6 milioni di utenti dato che Telegram sarebbe stata bloccata nell’intero territorio russo.
Il problema principale della “proposta” da parte delle autorità è la privacy degli utenti, che sarebbe stata messa a repentaglio da eventuali eccessivi controlli da parte del governo russo. Per questo Pavel Durov non ha autorizzato l’accesso ai database che contengono le conversazioni nelle chat, nei gruppi e nei vari canali a cui gli utenti sono iscritti.
Pavel Durov si è difeso dicendo che il provvedimento preso dalle autorità in caso di non iscrizione agli enti governativi, ovvero quello di “bannare” Telegram dal territorio russo, sia abbastanza inutile perché i terroristi potrebber comunicare attraverso altri canali di messaggistica che non sono ancora controllati dal governo.