In questi ultimi anni lo sviluppo di tecnologie volte alla modifica del DNA in cellule umane sta facendo passi da gigante. Oggi la metodica CRISPR/Cas-9, che qui provo a spiegare cos’è e come funziona, è diventata sempre più usata nei laboratori. Ora però si è fatto un altro passo avanti: è recente infatti la notizia dell’utilizzo di questa metodica su un embrione umano con lo scopo di curare una malformazione cardiaca. L’etica ha fatto qui il suo ingresso sulla scena, preparando il campo per un nuovo interessante dibattito.
A fronte di questo sviluppo così rapido di tali tecnologie, un gruppo di importanti genetisti, tra i quali la Prof. Kelly Ormond, docente di Genetica presso la Stanford School Of Medicine, ha pubblicato sull’ American Journal of Human Genetics del 3 Agosto 2017 un interessante analisi sulle problematiche che scaturiscono dall’utilizzo di metodiche come CRISPR/Cas-9. Al centro di queste analisi c’è, come spesso accade l’etica.
Questo statuto, preparato in modo congiunto dall’American Society for Human Genetics e da quattro altre organizzazioni tra le quali la American Society for Human Genetics, e approvato da altre sei Società di Genetica Umana, nasce con lo scopo di dettare alcune linee guida per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie di editing genomico. Inoltre si cerca di sollevare quei problemi di natura etica che sono impliciti nella natura della modificazione del DNA, soprattutto di un embrione.
Questi genetisti si sono accorti di come stia sfuggendo di mano l’utilizzo della tecnica tanto che si è arrivati nel giro di pochi anni a tentare la modifica di embrioni umani. Fino a pochi anni fa si riteneva impensabile curare malattie genetiche come la Corea di Huntington o la Fibrosi Cistica. Oggi lo si può fare ma con un prezzo da pagare del quale non si è ancora ben compresa l’entità.
Gli esperti hanno notato come alcune tematiche di natura etica abbiano la necessità di essere affrontate al più presto, così da decidere la linea generale per regolamentare queste pratiche. Se da un lato è vero infatti che CRISPR dà delle notevoli speranze a persone che prima non ne avevano di dar vita a una progenie sana (si pensi a coppie in cui una persona presenta mutazioni dominanti), è vero anche che gli interrogativi circa gli effetti indesiderati di queste tecniche non sono poi ancora così chiari. Per esempio è stato registrato un alto tasso di mutazioni collaterali che sono ancora difficili da controllare. Inoltre quando si va ad incidere sulla vita di un nuovo individuo non si può prescindere da ragionamenti filosofici sulla correttezza delle azioni umane nei suoi confronti. Viene subito da pensare agli infiniti dibattiti riguardo l’aborto o su quella della ricerca su cellule staminali embrionali.
Oltre a problematiche di questo tipo, nello statuto si pone l’attenzione a come lo sviluppo di pratiche di questo tipo andrebbe a generare delle situazioni di disparità all’interno delle varie popolazioni del mondo. L’utilizzo di queste tecniche necessità di personale particolarmente abile vista la difficoltà che si incontra nel metterla in atto oltre che di una notevole quantità di denaro. Il rischio, secondo gli autori dello statuto, è di portare avanti lo sviluppo di un qualcosa che possa essere utile solo a quella piccolissima fetta di popolazione che poi avrà le possibilità economiche per usufruirne. Viene allora rispettata l’etica in questo tipo di ricerche? Senza dubbio il lettore critico svilupperà un proprio pensiero a riguardo.
Dallo statuto emergono tre linee guida fondamentali. La prima è rivolta ai problemi tecnici: non è appropriato utilizzate metodiche di editing genomico su embrioni, almeno non prima che vengano chiarite le possibili complicanze e i relativi problemi di natura etica. Nel secondo punto si sottolinea come questa ricerca possa e debba essere portata avanti in vitro in cellule germinali, ma non destinate alla riproduzione.
“Non dovrebbero esserci proibizioni nella messa a disposizione di fondi pubblici per supportare questa ricerca”
così gli esperti sintetizzano questo punto del loro statuto.
Infine l’ultimo punto rappresenta uno sguardo al futuro. Si indica infatti la strada da seguire per le future applicazioni che dovranno essere successive ad una reale comprensione delle possibilità di applicazione, alla risoluzione di tutti i problemi etici associati a queste pratiche e allo svolgimento di dibattiti per informare e ascoltare anche i diretti interessati all’utilizzo di queste tecnologie, ovvero i cittadini.
L’etica è da sempre al centro di numerosi dibattiti scientifici. C’è ovviamente la necessità di tracciare una linea guida generale per impedire che la Scienza prenda strade sbagliate che potrebbero portare poi problematiche gravi difficilmente risolvibili. C’è bisogno che questi argomenti siano sulla bocca di quante più persone possibili così come c’è bisogno che ciascuno si faccia una propria idea su come il mondo, scientifico e non debba evolversi, alla luce delle più recenti possibilità.