Chi non ha mai provato sulla propria pelle lo stato di ansia o di paura? Una sensazione di irrequietezza, di incertezza, spesso causata dall’eccessivo stress o da situazioni che ci pongono a disagio. Il nuovo studio dell’Università di Cork, in Irlanda, potrebbe chiarirvi almeno una delle ragioni per cui questo stato emotivo si sviluppa. L’analisi si è focalizzata sull’alterazione di microRNA (miRNA) in cellule di regioni cerebrali deputate alla gestione delle emozioni, a seguito di un brusco cambiamento del microbiota di alcuni modelli animali.
Nello studio pubblicato il 25 Agosto 2017 sulla rivista Microbiome, i ricercatori hanno visto come degli animali da laboratorio, privati del proprio microbiota, assumessero atteggiamenti tipici dell’ansia e come il loro cervello mostrasse delle marcate differenze rispetto ai topi normali.
Si tratta di particolari tipi di RNA non codificante (che non produce nessun tipo di proteina) che stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella comprensione di numerose attività cellulari. La loro azione è sostanzialmente quella di inibire l’espressione di geni codificanti, modulando così la produzione di una determinata proteina.
All’interno dello studio irlandese il loro coinvolgimento è molto rilevante. Si potrebbe affermare che il microbiota di un individuo è in grado, in qualche modo, di interagire con la regolazione genica delle cellule del Sistema Nervoso Centrale. Più nel dettaglio ci sarebbe una comunicazione con quella regione deputata alla gestione delle emozioni, soprattutto ansia e paura, chiamata Amigdala, e con quella che ha il compito di determinare il comportamento, la socialità e la capacità decisionale, chiamata Corteccia Pre-Frontale (CPF).
Attraverso un test chiamato NGS (Next-Generation Sequencing) si sono potute analizzare le differenze nell’espressione dei miRNA in cellule nervose di topi nei quali il microbiota era stato in precedenza azzerato, in topi sottoposti a trattamenti antibiotici prolungati e in topi sani. Si è registrato come molti miRNA sono completamente deregolati in quei soggetti in cui il microbiota era stato alterato. Ben 103 miRNA nell’Amigdala e 31 nella Corteccia Pre-Frontale hanno mostrato alterazioni significative (p<0.05). Questo porta alla manifestazione di comportamenti tipici dell’ansia nonché ad una instabilità della vita sociale dei soggetti e ad una difficoltà nel prendere decisioni. Inoltre i valori di espressione di molti miRNA sono tornati negli standard normali dopo che i topi avevano riottenuto un corretto corredo di batteri intestinali e i comportamenti ansiosi sono venuti meno.
I dati in questione hanno mostrato come un microbiota sano sia indispensabile per il corretto funzionamento di alcune parti del cervello che vengono coinvolte continuamente nella vita di tutti i giorni. La simbiosi instaurata tra l’essere umano e i batteri intestinali potrebbe essere dunque molto più stretta di quanto non si pensasse fino ad oggi.
Questa analisi porta anche a prospettive terapeutiche nuove per molti disturbi a carattere psicologico che oggi hanno forse trovato un responsabile anatomicamente molto distante dal cervello. Gli stati di ansia potrebbero essere trattati o prevenuti prestando maggiore attenzione a ciò che si verifica nell’intestino del paziente più che nella sua testa.
Gli scienziati ora si chiedono come tutto ciò sia possibile e quali batteri sono implicati in questo complesso sistema di regolazione di espressione di miRNA. Si attendono nuovi studi proprio in questo senso, poiché caratterizzare le specie microbiche importanti in tale processo sarebbe di immenso aiuto per tutti quei pazienti che devono spesso convivere quotidianamente con sensazioni di ansia.