Il tumore al fegato è una tipologia di tumore particolarmente difficile da trattare. Spesso subdolo, può essere curato solo se la sua presenza viene rilevata per tempo, quando questo ancora non si trova negli stadi più avanzati. Proprio il fatto di non produrre una sintomatologia evidente fin da subito, porta molto spesso il malato a non accorgersi della sua presenza. Le analisi per identificarlo richiedono delle strutture sanitarie attrezzate e non tutti si sottopongono a questa tipologia di esami.
Alla University of Utah un team di ricercatori, guidati dal prof. Marc Porter e dalla prof.ssa Courtney Scaife, ha messo a punto un sistema rapido ed economico che potrebbe cambiare in modo significativo la lotta al cancro.
Il fegato è un organo che nel corpo umano riveste diverse funzioni fondamentali, oltre ad una posizione anatomica centrale. È l’organo più grande del corpo umano ed è diviso in due lobi, uno destro ed uno sinistro, separati dal legamento falciforme.
Si trova nella parte destra della cavità addominale, immediatamente sotto al diaframma, con il quale instaura dei rapporti molto stretti. Al fegato arrivano ben due flussi sanguigni. Uno proveniente dall’Arteria Epatica, che trasporta sangue ricco di ossigeno e nutrienti, che ha la funzione di nutrire le cellule del fegato, gli epatociti; il secondo invece proviene dalla Vena Porta, formata dalla confluenza delle due Vene Mesenteriche Superiore ed Inferiore, deputate a raccogliere il sangue refluo dall’intestino. Proprio questa seconda irrorazione del fegato è alla base delle sue funzioni.
Non a caso il fegato non solo rimuove dalla circolazione numerosi composti tossici quali alcool e molti farmaci, ma produce anche enzimi digestivi e secerne la bile da riversare nel duodeno. È inoltre implicato anche nella gluconeogenesi e nell’immagazzinamento di sostanze come la vitamina B12 e il ferro.
Proprio a causa della centralità anatomo-funzionale del fegato, quando questo si ammala, i problemi sono seri. Non si può vivere senza fegato perché nessun altro organo sarebbe in grado di supplire ad una sua assenza e spesso i tumori a carico degli epatociti sono particolarmente subdoli.
La massa tumorale si espande senza alcuna sintomatologia poi man mano che la malattia evolve iniziano ad apparire dei sintomi caratteristici: dolore alla parte superiore dell’addome, ingrossamento del ventre, perdita di peso e di appetito, nausea, vomito, sensazione di sazietà, stanchezza, ittero (ovvero il colore giallo della pelle), colorazione scura delle urine e febbre (i sintomi indicati hanno come fonte airc.it).
Ad oggi per diagnosticare un tumore al fegato ci sono diverse strade. Il più comune è l’esame del sangue. Da questo esame può essere identificata una patologia epatica notando delle alterazioni nei parametri di transaminasi e bilirubina nonché dell’alfa-fetoproteina. Oltre a questi molto utili risultano l’ecografia, la risonanza magnetica (RM) e la tomografia computerizzata (TC). Il problema di tutti questi esami, però, è che necessitano di tempo e, soprattutto, permettono di notare la presenza della neoplasia quando i sintomi sono già evidenti. Per molti pazienti è già troppo tardi. Inoltre necessitano della presenza di strutture sanitarie adeguate che nei Paesi in via di sviluppo scarseggiano.
Alla University of Utah un team di ricercatori, guidati dal prof. Marc Porter, docente di Chimica ed Ingegneria chimica, e dalla prof.ssa Courteny Scaife, docente di Chirurgia, ha messo a punto un sistema diagnostico innovativo, che permette di ridurre il tempo necessario per avere una risposta da due settimane o più in caso di esami strumentali, a poco meno di due minuti.
Non solo. La cosa straordinaria di questo test è il prezzo: meno di tre dollari. L’obiettivo è quello di renderlo disponibile per tutti a questa cifra irrisoria. Altro pregio? La praticità. Sarà eseguibile ovunque, in macchina, a casa, a lavoro, senza lo stress delle interminabili giornate trascorse negli ambulatori ospedalieri.
Il test, la cui messa a punto è stata pubblicata su Analitical Methods, si basa essenzialmente sulla capacità dello strumento di captare la quantità di alfa-fetoproteina presente nei liquidi corporei. Questa proteina è stata identificata come un ottimo biomarker di uno stato di sofferenza del fegato. Il rilevatore è molto simile ad una pedina da domino, con una membrana simil-cartacea nel centro, sulla quale porre una goccia di sangue, saliva o urina. Eventuali alterazioni saranno evidenziate da una colorazione rossa della carte. Uno spettrometro sarà successivamente in grado di indicare la gravità dell’alterazione e quindi della patologia.
“Se saremo in grado di sviluppare un test rapido che abbia un elevato grado di accuratezza clinica, avremo fatto qualcosa che potrà avere un forte impatto nella vita dell’uomo” (Marc Porter).
Il test è stato sviluppato sulle orme di un altro sistema simile, ideato sempre da Porter, che già otto anni fa aveva fornito agli astronauti la possibilità di valutare la purezza dell’acqua che essi bevevano.
Molto interessante il fatto che con semplici modifiche, sostengono gli autori dello studio, questo test potrebbe essere in grado di rilevare la presenza di patologie come Tubercolosi e Malaria.
Attualmente i ricercatori sono pronti a far partire la sperimentazione su esseri umani. Si inizierà dalla Mongolia, una delle regioni con il più alto tasso di incidenza di tumori del fegato, per poi valutare l’effettiva efficacia del test. Tale sperimentazione è prevista per la primavera del 2019 e sarà finanziata dal National Insitute of Health e dal National Cancer Insitute. A questi si aggiunge una società privata, USANA, produttrice di integratori alimentari, interessata al sistema sviluppato dai ricercatori della University of Utah per migliorare i propri prodotti.
Senz’altro si tratta di un progetto interessante. Pratico, rapido, economico. Jennifer Granger, prima firma di questo studio e ricercatrice associata alla University of Utah, lo ha paragonato una specie di test di gravidanza.
Poter individuare il cancro al fegato con una tale semplicità sarebbe una svolta non indifferente nella lotta a questa patologia. Non resta che attendere nuovi sviluppi.