Nel corso del 2017 la Commissione Europea, come ci ha raccontato Antonio Piazzolla su Close-Up Engineering, ha dato il via libera alla commercializzazione del collirio contro la Cheratite Neurotrofica. Prodotto da Dompé, il farmaco è stato sviluppato sulla base degli studi della Dott.ssa Rita Levi Montalcini a proposito del NGF (Nerve Growth Factor), per i quali ricevette il premio Nobel nel 1986.
Nei giorni scorsi si è tornati a parlare di questo farmaco; ma che cos’è esattamente la Cheratite Neurotrofica?
Stiamo parlando di una malattia rara, con incidenza di 1 su 10 000 individui, che comporta una degenerazione della cornea, dovuta ad un danneggiamento della branca oftalmica del nervo trigemino. Questa patologia comporta un calo marcato della funzionalità dell’occhio fino alla completa cecità, con ulcerazioni del tessuto corneo e perforazioni dello stesso.
La cornea altro non è che una lente trasparente che continua posteriormente nella sclera (come mostrato in figura) e che delimita anteriormente la camera anteriore dell’occhio. La sua funzione è quella di indirizzare la luce verso le strutture interne dell’occhio oltre a quella di proteggere l’organo da eventuali traumi. Alla sua innervazione è deputata la branca oftalmica del trigemino, V paio di nervi cranici, bersaglio della Cheratite Neurotrofica.
Da questa breve descrizione risulta subito evidente come un danneggiamento in qualunque punto della via nervosa del trigemino possa procurare un danno di gravità variabile a tutto il sistema visivo compresa, ovviamente, la cornea. La capacità di vedere sarà tanto minore quanto più esteso è il danno alla via nervosa.
LE CAUSE DELLA CHERATITE NEUROTROFICA
Molteplici sono le cause che possono portare alla manifestazione della Cheratite Neurotrofica (NK, in forma abbreviata). Tra le più comuni troviamo le infezioni virali da Herpes Simplex ed Herpes Zooster e complicanze post operatorie in interventi riguardanti l’occhio. Sono stati diagnosticati casi di NK a seguito di traumi fisici o procurati da contatti con agenti chimici. Anche patologie cerebrali possono determinare l’insorgenza della NK. Infatti tumori cerebrali di varia natura ed aneurismi, se interessano l’area del trigemino (branca oftalmica), possono procurare una degenerazione del nervo alla quale potrebbe far seguito un interessamento della cornea.
La cornea è uno dei tessuti più innervati del corpo umano e, come confermato da molti studi, si ritiene che proprio questa straordinaria innervazione abbia un ruolo rilevante nel mantenimento della vitalità delle cellule corneali. Infatti un danneggiamento della rete nervosa porta ad un repentino calo della vitalità delle cellule, che comporta un calo drammatico nella funzionalità dell’epitelio corneale.
Nella maggior parte dei casi, la diagnosi di NK viene effettuata analizzando accuratamente l’anamnesi del paziente, andando a cercare se in questa compaiono alcuni tra i fattori di rischio per la malattia, quali possono essere diabete mellito, terapie sistemiche come uso di narcolettici o anti istaminici, patologie cerebrali.
A questo seguono degli esami volti a misurare il livello di sensibilità della cornea, parametro che presenta spesso una linearità con la gravità dalla cheratite neurotrofica. Per fare questo si comincia con un’attenta osservazione dell’occhio e si procede andando a toccare la cornea nella sua parte centrale e poi nella sua parte periferica con un batuffolo di cotone. Così facendo si può notare se vi siano alterazioni nei riflessi di ammiccamento o nelle secrezioni lacrimali. Si continua con diversi test per valutare lo stato dell’epitelio congiuntivale e corneale.
Al fine di fare diagnosi differenziale rispetto ad altre patologie che potrebbero risultare simili si va a vedere soprattutto, come già accennato, il livello di sensibilità della cornea che nella cheratite neurotrofica tende ad essere diminuito.
Dal punto di vista terapeutico il progresso scientifico sta portando nuove soluzioni.
La scoperta di possibilità terapeutiche grazie all’uso di rh-NGF è infatti stata annunciata nei giorni scorsi dalla Dompé. Grazie a questa nuova forma di cura si potrà tentare di rigenerare l’innervazione della cornea facendo sì che si abbia una regressione della malattia fino alla sua scomparsa.
Fino a poco tempo fa non erano disponibili cure vere e proprie per la NK per cui si cercava soltanto di impedire il progresso della patologia verso gli stadi più gravi.
Si descrivono generalmente tre stadi di gravità della NK, ognuno caratterizzato da un diverso trattamento:
– Il primo stadio, quello più lieve, comporta un’alterazione dell’epitelio corneale che risulta opacizzato; questo viene curato per lo più con una somministrazione di collirio più volte al giorno per garantire una corretta idratazione e una protezione adeguata dell’occhio;
– Il secondo stadio, caratterizzato da difetti epiteliali della cornea, viene trattato con l’uso di lenti a contatto terapeutiche, spesso associate alla prescrizione di antibiotici per prevenire infezioni di qualsiasi sorta;
– Il terzo stadio, quello più grave, dove già sono presenti ulcerazioni, si ricorre all’intervento chirurgico volto a proteggere quanto più possibile la cornea da eventuali perforazioni. L’intervento si basa sulla sutura delle palpebre e su iniezioni di tossina botulinica. Se sono presenti piccole perforazioni è comunque possibile porvi rimedio applicandovi un adesivo cianoacrilato.
La prognosi varia di caso in caso anche a seconda della gravità della patologia, ma grazie al progresso e allo sforzo di moltissimi ricercatori si sta tentando, come d’altronde per molte altre malattie, di migliorare le terapie a disposizione nella speranza di arrivare ad una soluzione concreta per il più grande numero di pazienti possibili.
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