Sempre più persone, oggi, soffrono di problemi di udito. L’ipoacusia può rappresentare un problema sociale importante per chi ne è affetto, seppure in molti casi si potrebbe rimediare facilmente.
È fondamentale comprendere quali siano queste possibilità terapeutiche, dal momento che il mondo delle protesi acustiche sta diventando sempre più all’avanguardia, riuscendo a proporre ai pazienti soluzioni in grado di ripristinare la corretta funzionalità dell’apparato uditivo. Siti internet come quello di InfoUdito possono aiutare a rendersi consapevoli di queste possibilità.
Secondo le stime dell’OMS, aggiornate al 2017, circa 360 milioni di persone in tutto il mondo avrebbero dei deficit uditivi, e tra questi ben 32 milioni sarebbero bambini.
Prima di entrare nel merito delle protesi, diamo uno sguardo da vicino a questo tipo di disturbo.
L’ipoacusia è quel quadro clinico rappresentato da una diminuzione della funzionalità dell’apparato uditivo. Le problematiche possono essere diverse in quanto diverse possono le cause di questa diminuzione funzionale.
Parliamo infatti di ipoacusie di tipo trasmissivo, neurosensoriale, misto o centrale in relazione a quale anello della catena della via uditiva viene ad essere indebolito.
Nel primo caso si ha una diminuzione della funzionalità in quelle strutture deputate alla trasmissione del segnale (orecchio esterno e medio) e la sensazione sarà di percepire i suoni in modo ovattato; nel secondo caso si ha una problematica interna all’organo contente le cellule sensoriali vere e proprie, ovvero la coclea.
I recettori possono essere danneggiati e non svolgere a pieno la propria funzione, per cui i suoni vengono percepiti ma non compresi. Si tratta della forma di ipoacusia più comune nelle persone anziane, nelle quali le cellule recettoriali e le fibre nervose componenti i nervi acustici iniziano a dare i primi segnali di cedimento. Spesso questa forma di deficit è progressiva e porta notevoli problematiche nel lungo periodo.
La forma mista altro non è che la concomitanza delle due precedenti, mentre l’ipoacusia centrale è generata da un danno al livello del tronco encefalico o in un’altra zona della via uditiva che non permette la corretta trasduzione del segnale alla corteccia uditiva.
Molti pazienti affetti da ipoacusie di vario genere ed intensità, scelgono di non avvalersi delle tecnologie oggi a disposizione per i più disparati motivi. Uno dei principali, oltre all’aspetto economico, è quello psicologico che l’idea di dover usare un apparecchio acustico comporta. Una paura questa generata dal fatto che, nell’opinione comune, le protesi siano rimaste uguali a quelle ormai obsolete. Invadenti, scomode, brutte.
Oggi le possibilità sono ben altre e soprattutto sono diverse. Ciascun individuo può scegliere quella più adatta alla propria situazione.
A prescindere dalla tipologie di apparecchio, diamo uno sguardo ai componenti principali e alle loro funzioni.
Il primo elemento fondamentale di una protesi acustica è il microfono. Questo ha la funzione di catturare i suoni mettendo in vibrazione una membrana, la quale genererà un segnale elettrico. Questo verrà portato ad un micro-chip in grado di digitalizzare i segnali che, grazie ad un amplificatore, verranno resi abbastanza intensi da risultare comprensibili all’orecchio umano.
È evidente che in caso di danni centrali le protesi di questo tipo non saranno più indicate, poiché, se possibile, il problema sarà da ricercarsi in un punto più alto della via acustica.
Sono disponibili diverse tipologie di protesi acustiche, ognuna indicata per un particolare tipo di problema. Le protesi retroauricolari, di dimensioni leggermente più grandi delle altre e, se volgiamo più scomode, che permettono di provvedere a delle ipoacusie anche severe trasportando, grazie ad un piccolissimo tubo di plastica, un’ampia gamma di suoni direttamente nella coclea del paziente.
Per deficit più lievi si può ricorrere a delle protesi endoauricolari. Queste vengono realizzate su misura in base al condotto uditivo del paziente e hanno il grande pregio di risultare molto meno visibili dall’esterno.
Con il progresso della ricerca nell’ambito delle protesi impiantabili, recentemente sono arrivate sul mercato delle importanti novità. Si tratta di dispositivi impiantati chirurgicamente sotto la cute risultando quasi perfettamente invisibili. La loro durata si aggira intorno ai 10-15 anni ed è particolarmente apprezzata per la scarsa visibilità.
Sempre restando nell’ambito dei dispositivi impiantabili, un’altra importante alternativa è rappresentata dagli impianti cocleari. Questi sono costituiti di due porzioni: una interna costituita da un ricevitore impiantato direttamente nell’osso temporale e da degli elettrodi inseriti nell’orecchio interno, e da una parte esterna che ha la funzione di captare e trasformare i suoni in segnali elettrici.
Il futuro delle protesi acustiche è proiettato verso tecnologie in grado di riprodurre, quanto più fedelmente possibile, le capacità dell’orecchio umano. Oggi i più sofisticati apparecchi possono agire su frequenze comprese tra i 125 e gli 8000 Hz, un range ben lontano da quello di un orecchio sano, che lavora bene su frequenze comprese tra i 20 e i 20000 Hz, ma comunque molto migliori di quelle utilizzabili dai primi modelli.
Gli strumenti digitali stanno soppiantando i dispositivi analogici; si è iniziato ad utilizzare delle coppie di microfoni, per rendere migliore la qualità dell’audio in ingresso. Inoltre le possibilità date dal digitale non finiscono qui: ai modelli di ultima generazione, infatti, è possibile collegare fonti sonore tramite bluetooth, così da generare una qualità di ascolto incredibilmente superiore, data dalla diretta comunicazione tra fonte e ricevitore. Su questi dispositivi si sta anche cercando di indirizzare i diversi tipi suoni su diversi canali, un po’ come accade negli studi di registrazione.
Il problema concreto al quale si dovrà cercare di far fronte è il prezzo. Un apparecchio digitale ha un costo compreso tra i 900 e i 5000 euro, non proprio una cifra irrisoria.
I ricercatori stanno lavorando, oltre che sulla qualità acustica, anche sulla comodità degli strumenti per i pazienti. In questa direzione si sta andando verso apparecchi di dimensioni sempre più ridotte, tanto che oggi è già possibile paragonare questi strumenti a dei veri e propri computer in miniatura.