Sacrificare gli affetti per cambiare il mondo: la storia di Youyou Tu
Sicuramente non tra i nomi più noti tra i ricercatori di tutti i tempi, Tu Youyou è stata l’ultima donna a ricevere il prestigioso premio Nobel per la Medicina, nel 2015. La scoperta che l’ha portata al successo è una di quelle che cambiano il corso degli eventi: una cura per la malaria. Anni di studio, casualità e uno straordinario impegno sono state le fondamenta di una impresa straordinaria, che ha reso possibile curare moltissimi pazienti allora quasi senza speranze.
Spese la sua giovinezza andando alla scoperta dei segreti della medicina tradizionale cinese riportandoli, con straordinaria abilità, al servizio della scienza moderna realizzando uno dei grandi obiettivi degli anni ’60 e ’70.
La vita, dai banchi di scuola all’università
Nata il 30 Dicembre 1930 a Ningbo, una città della costa est della Cina, Tu Youyou si trovò a vivere in una famiglia molto attenta all’educazione dei figli. Il padre, che lavorava in banca, garantì la migliore educazione possibile per lei e per i suoi quattro fratelli mentre la madre si prendeva cura dei suoi bambini. All’età di 16 anni ammalò di tubercolosi, che la costrinse a tornare a casa e ad abbandonare temporaneamente gli studi.
Due anni dopo tornò sui libri, prendendo una decisione fondamentale per la sua carriera. La malattia la convinse a scegliere la carriera medica poiché questa le consentiva di acquisire le giuste competenze non solo per curare adeguatamente se stessa, ma anche e soprattutto gli altri.
Terminata la scuola riuscì ad entrare nell’Università di Pechino, presso il dipartimento di farmacia. Il suo interesse verso la scoperta di nuovi farmaci, utili a garantire la salute dei pazienti, la convinse ad intraprendere questa strada che, più tardi, si rivelò decisamente fruttuosa.
La cultura cinese, la mancanza di medici e la formazione unica
Negli anni ’50 del secolo scorso la Cina viveva una situazione difficile dal punto di vista sanitario. Esistevano pochi medici moderni e molti medici che seguivano ancora la tradizione cinese, basata sull’utilizzo di erbe e principi naturali. Per questo motivo il governo cinese prese una decisione molto interessante; si organizzarono dei corsi per far sì che le due culture potessero incontrarsi e completarsi a vicenda, così da ottenere delle figure in grado di padroneggiare al meglio entrambe le culture.
Il quadro storico
La malaria sembrava sotto controllo. L’uso di chinoloni non curava i pazienti ma riusciva a trattarli dignitosamente. Negli anni ’60, però, un tentativo di eradicare la malattia in modo definitivo fallì miseramente. I risultati furono ben più negativi di quanto ci si potesse attendere. Il parassita, il plasmodium falciparum, acquisì la resistenza agli antibiotici fino ad allora in uso. La malattia tornò a far paura… e ad uccidere.
In intere zone la malaria tornò ad essere endemica, soprattutto nei Paesi del sud est asiatico. Proprio in questi territori gli USA avevano inviato intere truppe per combattere la guerra del Vietnam. Numerosissime furono le perdite dovute a questa malattia. Il governo Statunitense intraprese molte ricerche per tentare di trovare una soluzione al problema. Fallirono tutte.
L’inizio del progetto più importante
1964. La Cina intraprende una ricerca antimalarica top secret; il nome in codice del gruppo che doveva coordinare le operazioni fu National 523 Office. Nel 1969 moltissimi laboratori sul suolo cinese erano impegnati nella ricerca di una cura per la malaria e a dirigere il National 523 Office fu chiamata una giovane ricercatrice, Tu Youyou.
Per questo incarico la dottoressa rinunciò persino all’amore delle sue due figlie piccole, che successivamente non la riconobbero più come loro madre. La più grande, che quando la madre la lasciò in un collegio, aveva solo quattro anni, si nascose da lei quando tornò a trovarla; la più piccola di appena un anno, lasciata dai nonni per ben tre anni, non ebbe più la capacità di riconoscerla.
Nonostante questo fu intrapreso uno studio vastissimo, alla ricerca di tutte le fonti della medicina tradizionale cinese che avessero una qualche attinenza con la malaria; seguirono anni di fallimenti nelle sperimentazioni di possibili farmaci fino ad una svolta. Nel libro “Manuale delle prescrizioni per le emergenze” di Ge Hong, una frase recitava così:
“Una manciata di Quinghao immerso in due litri di acqua, far fuoriuscire il succo e berlo tutto”.
“Quinghao” è il nome cinese di una pianta appartenente alla famiglia Artemisia che veniva citata per le sue proprietà in grado di ridurre i sintomi della malaria.
La scoperta e i riconoscimenti
Il 4 Ottobre 1971 l’esperimento numero 191 mostrò l’effetto tanto sperato. Il 100% di efficacia nell’inibire, nei roditori, la progressione della malaria era stato raggiunto. Ben presto arrivarono i risultati sulle scimmie infette dal parassita e negli anni successivi i trials dimostrarono il successo della ricerca.
Nel 1972 si isolò il principio attivo che garantiva l’efficacia del trattamento contro la malaria grazie all’utilizzo di una colonna cromatografica; questa sostanza fu chiamata artemisina.
Fu ben presto chiaro a tutti, comunità scientifica in primis, che i risultati ottenuti da questa scoperta rappresentavano qualcosa di straordinario.
Nel corso degli anni arrivarono numerosi premi, fino all’apice della carriera di Tu Youyou: l’attribuzione del premio Nobel per la Medicina nel 2015.
Una donna che rappresenta un esempio di caparbietà, se vogliamo anche di egoismo nell’altruismo più assoluto, di intelligenza e di voglia di fare. Un esempio che ha tanto da insegnare a molti ricercatori e futuri tali sparsi in tutto il mondo. La ricerca è anche questo: fatica, dolore, rinunce. Nonostante questo, però, è un mondo unico ed affascinante che di tanto in tanto cambia davvero il corso della storia.