Non me ne vogliano i rispettabili scienziati e ricercatori del panorama scientifico internazionale ma scrivere un tradizionale coccodrillo sull’ultimo grande genio della nostra epoca non è facile, e non è facile se quell’ultimo grande genio è una mente brillante come quella del professore britannico Stephen William Hawking.
E non possiamo ricordare una persona che, nonostante la sua grave patologia, ha dedicato la sua vita all’umanità – attraverso la scienza – solo per un film biografico: Stephen Hawking va ricordato per il suo lavoro. Da qui la scelta di dedicare, alla memoria di questo scienziato, un coccodrillo che non richiamasse alla sua fama quanto, piuttosto, alla sua genialità.
«Siamo profondamente rattristati dal fatto che il nostro amato padre sia morto oggi. Era un grande scienziato e un uomo straordinario il cui lavoro vivrà per molti anni. Il suo coraggio e la sua perseveranza con la sua brillantezza e il suo umorismo hanno ispirato persone in tutto il mondo» – scrivono in una nota i figli Lucy, Robert e Tim.
L’annuncio alle prime ore del mattino: l’astrofisico si è spento all’età di 76 anni nella sua abitazione a Cambridge. Ha convissuto per oltre cinquantacinque anni con l’atrofia muscolare progressiva (PMA), simile nella sintomatologia alla SLA ma il cui decorso è molto più lento.
La sua prima grande scoperta arrivò nel 1970, quando, insieme a Roger Penrose, applicarono la matematica dei buchi neri all’intero universo e mostrarono che una singolarità, una regione di curvatura infinita nello spazio-tempo, giaceva nel nostro lontano passato. «Pensava di non aver molto da vivere, e voleva davvero ottenere il massimo che poteva» – disse Penrose qualche tempo dopo.
Hawking portò avanti i suoi studi sui buchi neri e nel 1974 ha elaborato la teoria dei quanti per dichiarare che i buchi neri dovrebbero emettere calore e alla fine scomparire: normalmente questo processo non è rapido ma, quando sono prossimi a terminare il proprio ciclo vitale, i mini-buchi neri rilasciavano calore a una velocità spettacolare, finendo per esplodere con l’energia di un milione di bombe all’idrogeno da un megatone.
“I buchi neri in miniatura punteggiano l’universo, ciascuno pesante come un miliardo di tonnellate, ma non più grande di un protone” – disse Hawking il quale sostenne che se un buco nero potesse evaporare in un bagno di radiazioni, tutte le informazioni che cadevano all’interno della sua vita sarebbero state perse per sempre. Questa tesi ha suscitato uno dei dibattiti più appassionati della cosmologia moderna.
Le sue scoperte lo portarono ad essere eletto nella Royal Society nel 1974, all’età di 32 anni. Cinque anni più tardi divenne professore di matematica Lucasiana a Cambridge, nell’università in cui avevano insegnato Isaac Newton, Charles Babbage e Paul Dirac, quest’ultimo uno dei padri fondatori della meccanica quantistica. Hawking ha ricoperto il ruolo di docente per 30 anni, poi è diventato direttore della ricerca presso il Center for Theoretical Cosmology. Altri importanti contributi arrivarono negli anni ‘80: dalla teoria dell’inflazione cosmica che sostenne che l’universo nascente attraversò un periodo di espansione terrificante, alle fluttuazioni quantiche – minuscole variazioni nella distribuzione della materia – che avrebbero potuto dare origine alla diffusione delle galassie nell’universo, esposte nell’82: in queste piccole increspature giacciono i semi delle stelle, dei pianeti e della vita così come la conosciamo. «È una delle idee più belle della storia della scienza» – ha dichiarato Max Tegmark, professore di fisica al MIT.
Hawking raggiunse poi la celebrità nel 1988 grazie al libro “Dal Big Bang ai buchi neri: una breve storia del tempo”, nell’elenco dei bestseller del Sunday Times per 237 settimane. Ha venduto 10 milioni di copie ed è stato tradotto in 40 lingue diverse. Hawking ha vinto l’Albert Einstein Award, il Wolf Prize (insieme a Penrose), la Copley Medal e il Fundamental Physics Prize. L’opinione pubblica si è spesso schierata a suo favore per quel premio Nobel mai ottenuto, incolpando la Fondazione Nobel di averlo consegnato, negli anni, a ricerche piuttosto futili (paragonate al lavoro di Hawking): per questo motivo, Hawking è stato simpaticamente associato alla figura di Leonardo DiCaprio, prima che quest’ultimo vincesse il suo primo Oscar. Ha lavorato inoltre alla Casa Bianca durante l’amministrazione Clinton.
Tra le tante qualità di Hawking vi era anche l’umorismo, caratteristica che gli ha consentito spesso di “volare” e ricordare a tutti noi che la nostra esistenza è passeggera e non va presa seriamente è di come un filo di autoironia si rivela, molto spesso, una risorsa indispensabile per vincere le difficoltà della vita. Ne è un esempio il divertente siparietto che lo ha visto protagonista in una puntata dell’amata serie televisiva “The Big Bang Theory”.
«A scuola ero nella media. Era una classe brillante. I miei compiti in classe erano molto disordinati, e la mia scrittura era la disperazione dei miei insegnanti. Ma i miei compagni mi hanno dato il soprannome di Einstein, forse perché avevano visto in me qualcosa di buono. Quando avevo dodici anni, uno dei miei amici ha scommesso con un altro un sacchetto di caramelle che non avrei mai fatto nulla di buono. Non so se questa scommessa è mai andata a buon fine, e se sì, in che modo è stata risolta».
Dal libro “Breve storia della mia vita” (2010).
«Se gli alieni venissero a trovarci, il risultato sarebbe simile a quando Colombo sbarcò in America, quando le cose non andarono molto bene per i nativi americani. Dobbiamo solo guardare in noi stessi per vedere come una vita intelligente potrebbe svilupparsi in qualcosa che sarebbe meglio non incontrare».
Dal programma Tv “Into the Universe with Stephen Hawking” (2010).
«Non dico che è come il sesso, ma dura più a lungo».
Sul piacere della scoperta scientifica, da una lezione presso l’Arizona State University (aprile 2011).
«Vorrei tornare al 1967, alla nascita del mio primo figlio, Robert. I miei tre figli mi hanno dato grande gioia».
Dal New York Times (maggio 2011).
«Ho notato che le persone che affermano che tutto è predeterminato e che non possiamo fare nulla per cambiarlo, guardano prima di attraversare la strada».
Da Buchi neri e universi neonati e altri saggi (1993).
«C’è una differenza fondamentale tra la religione, che si basa sull’autorità, e la scienza che si basa sull’osservazione e la ragione. La scienza vincerà, perché funziona».
Per Diane Sawyer / ABC News (giugno 2010).
«La prossima volta che qualcuno si lamenta di aver fatto un errore, digli che può essere una buona cosa. Perché senza imperfezione, né tu né io esisteremmo».
Dal programma Tv Into the Universe with Stephen Hawking (2010).
«Non ho idea del mio quoziente intellettivo. Le persone che si vantano del loro quoziente intellettivo sono dei perdenti».
Per il New York Times (dicembre 2004).
«Si tratta di un totale mistero».
Riferito alle donne, per New Scientist (gennaio 2012).
«Primo: ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi. Secondo: non rinunciate al lavoro. Il lavoro vi dà uno scopo, e senza di esso la vita è vuota. Terzo: se avrete la fortuna di trovare l’amore, ricordate che esiste e non buttatelo via».
Dedicato ai suoi figli, per Diane Sawyer/ABC News (giugno 2010).
Di questa mente geniale abbiamo avuto il piacere di parlarne altre volte e saremmo contenti se voi lettori lo ricorderete insieme a noi di Close-up Engineering. Grazie per la tua vita, grazie per il tuo tempo, grazie per le intuizioni che hai avuto e che ci hanno cambiato l’esistenza. Buon viaggio Professore…