Rigenerazione dentale, nuova frontiera dell’odontoiatria
Una recente ricerca svolta su topi e ratti ha dimostrato la possibilità di ripristinare lo smalto dentale attraverso la stimolazione di cellule staminali. Il passo successivo è ora quello di poter applicare la stessa tecnica anche sugli esseri umani
Una recente ricerca svolta su topi e ratti ha dimostrato la possibilità di ripristinare lo smalto dentale attraverso la stimolazione di cellule staminali. Il passo successivo è ora quello di poter applicare la stessa tecnica anche sugli esseri umani
A cura di Marco Franzon
Fino ad oggi, la carie, è una patologia che viene risolta solo dopo la sua rimozione. Questo provoca però ulteriori danni al dente; la rimozione della carie e l’erosione della dentina circostante creano un vero e proprio foro che, fino ad oggi, non può essere rimarginato. L’unico modo è otturarlo con del materiale di riempimento, un filler, che simula le proprietà meccaniche dello smalto dentale. Non trascurabile è anche l’aspetto estetico; il materiale dove infatti essere di un colore molto simile al bianco dello smalto.
Una delle soluzioni più usate dagli odontoiatri moderni è il PMMA (polimetilmetacrilato), un materiale composito che contiene una matrice polimerica, in cui sono disperse micro o nano particelle di materiale ceramico. Si tratta però di un impianto, seppur sempre molto simile alla naturale dentina, quindi molto si è ricercato per indurre la rigenerazione anche nel dente. Paul Sharpe, bioingegnere del King’s College di Londra, e i suoi colleghi hanno scoperto un nuovo modo per fare esattamente questo nei topi.
Lo studio in vivo
Sharpe e la sua equipe hanno iniziato i loro studi e le loro congetture dall’osservazione del comportamento del dente quando sottoposto a stress quotidiani. Infatti, anch’essi, come per esempio la pelle, possono riparare piccoli danni sulla superficie, dovuti magari a stress causati dalla masticazione o da urti. Il meccanismo di riparazione ha inizio nello strato più interno e morbido del dente dove sono localizzate cellule staminali capaci di differenziare in osteoblasti, le quali possono ripristinare lo strato di dentina corroso. Quando però il danno è troppo profondo, il meccanismo di riparazione non basta per ripristinare la componente persa della dentina.
Questo solitamente accade in seguito all’attacco acido dei microorganismi che può erodere il tessuto dentale fino a penetrare nella regione più interna del dente. Quando il danno è troppo grande o profondo, la dentina fresca non è sufficiente a ripristinare il dente e il risultato spesso è una carie. Sharpe sospettava di poter aumentare notevolmente la naturale capacità di guarigione dei denti mobilitando le cellule staminali della polpa dentale. Ricerche precedenti avevano dimostrato che la via di segnalazione Wnt è essenziale per la riparazione dei tessuti e per lo sviluppo delle cellule staminali in molte parti del corpo come la pelle, l’intestino e il cervello.
Le vie di segnalazione Wnt sono un insieme di vie di trasduzione del segnale attraverso proteine che trasmettono il segnale dall’esterno della cellula, attraverso recettori di superficie, all’interno della cellula. Le vie di segnalazione di Wnt sono utilizzate per la comunicazione paracrina cellula-cellula o per la segnalazione autocrina. Per testare l’ipotesi, i ricercatori hanno praticato dei fori nei molari dei topi, riproducendo le carie. Hanno poi imbevuto minuscole spugne di collagene (ricavate dalla stessa proteina che si trova nella dentina) con vari farmaci che stimolano la segnalazione Wnt, tra cui il Tideglusib, un composto sperimentato in alcuni studi clinici per la sua potenziale capacità di trattamento della malattia di Alzheimer e di altri disturbi neurologici.
Gli scienziati hanno quindi inserito queste spugne imbevute di farmaco nei molari trapanati dei topi, sigillandole e lasciandole agire per quattro-sei settimane. I denti trattati in questo modo hanno prodotto una quantità significativamente maggiore di dentina rispetto a quelli non trattati e a quelli riempiti con una spugna non imbevuta o con un cemento per otturazioni convenzionale. Nella maggior parte dei casi, la tecnica ha ripristinato la dentatura dei roditori al loro stato originale intatto.
Le prospettive future
Per introdurre formalmente questo trattamento nell’odontoiatria moderna, tuttavia, i ricercatori dovranno condurre studi clinici su pazienti umani. Per questo lavoro mancano ancora diversi anni, dice Sharpe. Ma alcuni dei farmaci che potrebbero essere utilizzati sono già approvati per altri usi negli esseri umani, spera che ciò possa accelerare il processo dell’eventuale approvazione.
Se alla fine il trattamento diventasse parte dell’armamentario standard del dentista, affermano i ricercatori, sarebbe uno dei progressi più importanti degli ultimi 50 anni in questo settore. Il futuro dell’odontoiatria potrebbe essere rappresentato dalla rigenerazione dentale, come nuova cura per numerose patologia ancora, ad oggi, complicate nel trattamento.
Per approfondire:
[1] “Promotion of natural tooth repair by small molecule GSK3 antagonists” – by Vitor C. M. Neves, Rebecca Babb, Dhivya Chandrasekaran & Paul T. Sharpe – Nature