Boyan Slat è un giovane ventiquatrenne che, circa cinque anni fa, ha abbandonato gli studi per dedicarsi al suo progetto “green”. Il giovane olandese ha quindi deciso di fondare l’ong Ocean Cleanup con lo scopo di rimuovere la plastica dagli oceani. Il progetto ha ricevuto ingenti finanziamenti sia pubblici che privati dopo che è stata dimostrata la sua fattibilità. Entro poche settimane l’Ocean Array Cleanup salperà da San Francisco diretto verso il Great Pacific Garbage Patch, la grande isola di plastica che galleggia nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii.
L’idea alla base dell’Ocean Array Cleanup è semplice ma funzionante; la macchina sfrutta le correnti del mare, le stesse che hanno portato alla creazione dell’isola di plastica. In questo modo i rifiuti di plastica si accumulano nelle piattaforme e il mare si pulisce “da solo”. La struttura è composta da barriere galleggianti della lunghezza di due chilometri e poste in favore di corrente. In questo modo tutta la plastica verrà convogliata verso il centro della lunga barriera. Infine una volta al mese un rimorchiatore trasporterà l’intera barriera a riva per raccogliere la plastica.
Il secondo punto fondamentale è il bassissimo impatto ecologico che l’intera struttura ha nei confronti dell’ecosistema marino. Infatti l’intera struttura sfrutta le correnti marine e quindi non necessita di energia, inoltre, non avendo reti, non danneggia fauna e flora ittica.
Il primo obiettivo di Boyan è di raccogliere circa 5000 chili di plastica durante il primo mese di funzionamento e di smaltire entro cinque anni almeno la metà del Great Pacific Garbage Patch. La “grande pattumiera del pacifico” è nota anche come l’isola di plastica e si trova nell’oceano pacifico fra la California e le Hawaii. Il colossale accumulo di spazzatura galleggiante, la sua superficie è maggiore di quelle di Francia, Germania e Spagna ed è composto da almeno 79mila tonnellate di plastica. L’inquinamento dei mari ed oceani non interessas solamente l’ecosistema dell’ambiente interessato, ma la formazione di microdetriti provenienti dalla spazzatura li porta ad essere un serio pericolo per l’uomo.
Se Ocean Array Cleanup dovesse funzionare a dovere allora il progetto seguirà con l’installazione di altre sessanta piattaforme nelle aree più inquinate del pianeta entro il 2020.