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Vaccini per i più deboli, un’iniziativa di solidarietà

Portare vaccini a chi non ha che se stesso

Ph. lurlo.news

Nel Novembre scorso vi avevamo raccontato un’iniziativa lodevole, che avrebbe preso il via nei mesi successivi. Parliamo della campagna di somministrazione di vaccini in favore delle persone definite “fragili” (ovvero coloro che per i più diversi motivi non hanno nulla e vengono relegati ai margini della società), che, partita come un banale errore di strada, pian piano si sta affermando come una bellissima realtà forse unica nel suo genere. Finalmente l’opera, per quest’anno, è stata portata a termine e i risultati sono stati molto positivi. Nonostante il crescente odio nei confronti del diverso che sta dilagando tra la popolazione, alcune iniziative non possono e non devono passare inosservate.

È il caso dell’idea della Dott.ssa Caterina Pizzutelli: portare le vaccinazioni a chi non può usufruire del Sistema Sanitario Nazionale. Lo scopo è chiaramente quello di proteggere non solo le persone che ricevono il vaccino ma di creare quella “immunità di gregge” della quale si parla molto in questo periodo.

Da un errore di strada alla campagna vaccinale

“Questo progetto nasce, sembrerà assurdo, da un errore di strada. Io sono di Frosinone, quindi le strade di Roma non le conosco. Sono entrata a Roma e sono andata a finire in un campo nomade. In quel momento mi sono resa conto, anche se è una realtà che conoscevo bene, che c’era un mondo completamente, forse, abbandonato, dimenticato. Allora mi è venuto in mente: ma perché queste persone non devono avere lo stesso vaccino che abbiamo noi?” (C. Pizzutelli)

Video credits: Loris Pagano

Con queste parole la Dott.ssa Pizzutelli spiega come è nato questo progetto, un progetto che è stato subito sposato da diverse personalità che hanno messo a disposizione la propria professionalità e le proprie capacità al servizio della comunità. Ci riferiamo in primis al Prof. Loris Pagano, docente dell’Università La Sapienza di Roma, e alla Dott.ssa Maddalena Matarazzo, curatori del progetto.

I numeri dei partecipanti

In questa sua seconda edizione il progetto ha visto la partecipazione di numerosi volontari: 8 medici di famiglia, 6 giovani laureati, 2 specializzandi in medicina generale, 8 neo-laureati, 56 studenti del sesto anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia presso La Sapienza di Roma, 13 studenti del quinto anno dello stesso corso di laurea. Questo solo per quanto riguarda la città di Roma, la culla del progetto. Oltre 100 le ore spese e 19 le uscite che sono state necessarie per completare le oltre 700 vaccinazioni nella sola capitale.

La stessa iniziativa si è svolta anche in altre tre città italiane: Messina (30 vaccini), Padova (500 vaccini) e Napoli (100 vaccini). In ciascuna di queste città la solidarietà si è fatta sentire, seppur in modo silenzioso.

A rendere possibile la realizzazione di questa manifestazione è stato l’aiuto imprescindibile di tre grandi case farmaceutiche, le quali hanno donato circa 4000 dosi di vaccini. Il contributo più ingente è arrivato da Mylan che ha inviato 3000 dosi di trivalente; da Pfizer sono giunte 400 dosi di antipneumococcico e da Seqirus 300 fiale di adiuvato antinfluenzale.

Allo sforzo delle case farmaceutiche si è aggiunto quello della FIMMG e della comunità di Sant’Egidio che hanno contribuito in modo determinante all’organizzazione del progetto.

I pensieri dei partecipanti

Grazie all’aiuto diretto del Prof. Loris Pagano, noi di Close Up Engineering siamo riusciti a ricevere alcuni pensieri scritti da alcuni dei ragazzi che hanno avuto la fortuna di partecipare al progetto.

“Oggi mi sono sentita orgogliosa di indossare il camice. Ho cercato di comunicare, di ascoltare le diverse storie, tutte più o meno toccanti e mi sono resa conto che di fronte a un medico, giovane o vecchio che sia, le persone mostrano tutta la loro vulnerabilità e a volte è anche difficile trovare le parole giuste per dare un po’ di conforto. Per concludere spero che queste attività pratiche e umane vengano sempre più promosse nel nostro corso di studi, scontrarsi quanto prima con la realtà emotiva di questa professione fa crescere e da un senso a quella costellazione di patologie che ormai studiamo da anni”.

“Fino a prima di questa esperienza avevo solo immaginato cosa potesse significare essere “invisibile”. L’ho capito pienamente quando ho sentito da uno di loro che, non potendo disporre di un po’ di ghiaccio, il marmo freddo avrebbe fatto lo stesso effetto”.

La speranza è quella che nei prossimi anni sempre più case farmaceutiche si uniscano a questa iniziativa di solidarietà, e sempre in più città si possa realizzare un’iniziativa che nel suo piccolo fa qualcosa di concreto per tutta la comunità.

 

Per approfondire:

Mylan
FIMMG