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Terapia genica: iniziate le prime prove prenatali

La terapia genica è, ad oggi, uno dei metodi più promettenti per la cura di malattie genetiche rare. La cura può essere applicata nel grembo materno per curare patologie potenzialmente mortali. A suggerirlo è uno studio su feti di topi.
I risultati potrebbero rafforzare l’idea, che vede la terapia genica prenatale come un modo per ridurre al minimo i danni causati da alcune malattie genetiche.

Lo studio dei ricercatori

Nello studio, pubblicato su Nature Medicine, guidato da Waddington et al. è stata usata la terapia genica prenatale per affrontare una patologia – la malattia di Gaucher neuropatica acuta – causata da mutazioni in un gene chiamato GBA. Queste mutazioni interrompono la degradazione di un particolare lipide. Come risultato, il lipide si accumula nelle cellule cerebrali e in altre parti del corpo, contribuendo alla disfunzione degli organi.

Alcune forme di malattia di Gaucher possono essere curate fornendo copie normali dell’enzima GBA, attraverso la terapia sostitutiva, per abbattere i lipidi, ma questo enzima non può passare dal sangue al cervello. I bambini con malattia di Gaucher neuropatica acuta raramente vivono più di due anni.

Lo studio ha preso in esame la possibilità di trattare la malattia somministrando un virus per fornire copie normali di GBA a un feto in via di sviluppo. Questo potrebbe ridurre al minimo il danno cerebrale irreparabile che si verifica quando il lipide si accumula.

terapia genica come cura prenatale
Modello 3D di cromosomi umani

Funzionamento in vivo

Un ostacolo era fare in modo che il virus trasportasse il gene sano nel cervello. I virus usati nei test precedenti dovevano essere iniettati direttamente nel cervello e si diffondevano solo a breve distanza dal sito di iniezione. Ma nel 2009 un team di ricercatori ha mostrato che un particolare virus, semplicemente iniettato nel sangue, poteva raggiungere il sistema nervoso centrale. Da lì, si diffondeva e poteva superare la barriera amato-encefalica raggiungendo il cervello.

Waddington ha iniziato a lavorare con i topi, caricando il suo virus con una copia normale di GBA, e cercando il modo di farlo esprimere in particolare nel sistema nervoso centrale. Il suo gruppo ha testato il virus in feti di topi portatori di mutazioni GBA che causano sintomi simili a quelli della malattia di Gaucher neuropatica. Solitamente quei topi sopravvivono solo 15 giorni dopo la nascita, ma i topi trattati sono sopravvissuti per almeno 18 settimane e sono stati in grado di muoversi normalmente.

Il trattamento dei feti ha diversi vantaggi potenziali. Tra questi, il principale è la capacità di ridurre al minimo i danni causati da una malattia genetica.
Inoltre il sistema immunitario fetale è ancora in fase di sviluppo, e questo rende meno probabile che la nuova proteina espressa sia identificata come estranea. A volte il sistema immunitario degli adulti genera anticorpi contro la nuova proteina, che potrebbero impedirgli di svolgere la sua funzione.

I rischi, affermano i ricercatori, sono presenti poiché la terapia deve essere inerte per la madre. Questa infatti inevitabilmente riceverà una dose di trattamento.

Fonte: Nature.com