Sempre più persone, in Italia così come nel resto del mondo occidentale, ogni anno si ammalano di diabete. Una patologia seria, da tenere sicuramente sotto controllo e che causa una serie di difficoltà all’intera società. Solo in Italia, nel 2016, si contavano tre milioni e 200 mila malati, quasi il doppio di quanti se ne contavano appena 30 anni prima. Curare definitivamente il diabete mellito non è possibile; le terapie sono dunque sempre volte a limitarne la progressione.
Da diversi anni, però, una nuova classe di farmaci per il diabete ha fatto il suo ingresso sul mercato: i glitazoni. Questi rappresentano delle molecole in grado agire su specifiche cellule dell’organismo, aiutandole a rispondere allo stimolo dell’insulina, migliorando il metabolismo degli zuccheri e non solo.
Esporre in poco spazio un argomento come il diabete è complicato almeno quanto riassumere in un tweet la Divina Commedia, ma vogliamo provarci lo stesso.
Quando una persona sana mangia un qualcosa, per assorbire i nutrienti contenuti nel pasto, entrano in gioco diversi meccanismi. Per quanto riguarda gli zuccheri, la loro quantità nel sangue viene regolata principalmente dall’insulina, un ormone in grado di agire sulle cellule muscolari e adipose (ma non solo) e di indurle ad immagazzinare una maggiore quantità di zucchero. I grassi, invece, seguono un percorso completamente diverso, nel quale l’azione dell’insulina svolge un ruolo chiave nell’attivazione degli enzimi necessari per il corretto assorbimento dei lipidi.
Questo è, in pochissime righe, quanto accade nella persona sana; e nel diabetico? Innanzi tutto dobbiamo dire che non tutti i diabetici soffrono dello stesso disturbo. Esistono, infatti, due forme di diabete: un tipo 1, nel quale l’organismo non è più in grado di produrre insulina, e un tipo 2, nel quale il problema è nell’incapacità delle cellule dell’organismo di rispondere correttamente alla presenza di questo ormone.
I farmaci per il diabete sono ovviamente diversi nelle due forme. Nel tipo 1 la terapia sarà sostitutiva attraverso la somministrazione di insulina, mentre nel tipo due le necessità sono diverse.
Il diabete di tipo 2 è la forma di gran lunga prevalente di patologia, rappresentando circa il 90% dei casi. Per trattarlo abbiamo a disposizione diverse classi di farmaci, ciascuna con i propri pro e contro. Fino a qualche anno fa tutte le terapie per il diabete di tipo 2 erano volte a tenere sotto controllo i sintomi della malattia per evitare progressioni agli stadi più avanzati, senza però fornire una soluzione al problema.
Le sulfaniluree, una delle classi di farmaci per il diabete, stimolano, ad esempio, l’organismo a produrre più insulina del normale, limitando i sintomi della resistenza all’ormone.
Abbastanza recentemente, alla fine degli anni ’90 ed inizi 2000, si iniziò ad affacciare sul mercato una nuova classe di farmaci: i glitazoni, anche conosciuti come tiazolidinoni. Farmaci difficili da gestire, potenzialmente molto pericolosi e riservati solo a specifiche categorie di pazienti. Questi farmaci sono in grado di stimolare specifiche cellule dell’organismo per aumentare la loro sensibilità all’insulina, così da risolvere alla radice il problema della resistenza.
Questi farmaci, oltre ad agire sulle cellule muscolari, adipose ed epatiche hanno anche capacità interessante di convertire il grasso bianco in grasso bruno. Quest’ultimo tipo di grasso è una particolare tessuto che brucia moltissimi grassi producendo calore. Se si pensa che il diabete di tipo 2 è fortemente collegato all’obesità si intuisce immediatamente il perché questo sia un bene in questo tipo di trattamento: il paziente consumerà più grassi, dimagrirà e avvertirà una forte diminuzione della sintomatologia diabetica.
Nello studio realizzato dal German Cancer Research Center (DKFZ) si è visto come in topi maschi e in topi femmina il meccanismo che porta a questa conversione sia nettamente differente. Nel sesso femminile, infatti, lo spegnimento di uno specifico gene, Cited4, porta ad una soppressione dell’effetto del farmaco, cosa che nel maschio non accade.
Alex Vegiopulos, uno dei ricercatori del DKFZ, ha commentato così:
Per lo sviluppo di nuove terapie antidiabetiche basate sul meccanismo di azione dei glitazoni, è necessario sapere che i metabolismi di uomo e donna sono diversi.
La medicina di genere sta diventando un settore sempre più importante. Le differenze tra uomo e donna, infatti, devono essere tenute in considerazione per sviluppare terapie sempre più mirate per ciascun sesso. Va considerato che diversi metabolismi implicano diverse risposte al farmaco e diversi effetti collaterali che, soprattutto nel caso di farmaci pericolosi come i glitazoni, vanno calcolati con la massima attenzione.
Fonte: DKFZ
Per approfondire: I glitazoni