Sangue per tutti: verso la soluzione al problema delle trasfusioni
“Gli ospedali sono a corto di sacche di sangue”. Quante volte, purtroppo, sentiamo nei telegiornali questa frase? Più o meno ogni volta che si verifica un evento particolarmente grave come un uragano o un sisma, e di questi ultimi in Italia siamo ormai esperti. Il problema fondamentale è che non tutti possiamo ricevere qualsiasi tipo di sangue attraverso una trasfusione, ma questo deve essere compatibile con il nostro organismo.
E se ci fosse un modo per rendere il sangue di qualsiasi tipo disponibile per tutti? Una ricerca curata da Stephen Withers, docente di Biochimica presso la University of British Columbia, Canada, mostra come sia possibile convertire il sangue di gruppo A, B o AB in sangue di gruppo 0.
A, B, AB e 0: le differenze
Il grande problema che si pone quando si deve sottoporre un paziente ad una trasfusione è quello di verificare che il sangue sia compatibile con il ricevente. Ciascuno di noi dovrebbe sapere a quale gruppo sanguigno appartiene, così da aiutare il personale sanitario in caso di emergenza.
L’appartenenza ad uno dei gruppi viene indicata dalla presenza di specifici zuccheri sulla membrana dei propri globuli rossi e di anticorpi contro zuccheri differenti.
Così, come si vede nell’immagine, chi appartiene al gruppo A avrà anticorpi anti-B e viceversa.
Casi particolari sono i gruppi AB e 0. Nel primo caso, infatti non saranno presenti anticorpi anti-A o anti-B perché l’organismo possiede entrambi gli zuccheri sui propri globuli rossi; la seconda situazione è esattamente opposta: chi appartiene al gruppo zero non ha antigeni sui propri eritrociti, ma possiede anticorpi anti-A ed anti-B.
Quest’ultima situazione è fondamentale per comprendere l’importanza del lavoro del prof. Whiters. Il sangue di gruppo 0 è adatto a chiunque, a prescindere dal gruppo sanguigno di appartenenza.
Essere in grado di ripulire dagli antigeni A e B gli altri tipi di sangue equivale a dire che sarebbe facile arrivare ad avere delle scorte di sacche in grado di garantire trasfusioni quasi a chiunque.
I risultati della ricerca
Presentati in occasione del 256esimo Meeting Nazionale ed Esposizione della American Chemical Society, i risultati della ricerca lasciano grosse speranze per il futuro. Come riportato dagli stessi ricercatori, infatti, i nuovi metodi identificati garantiscono delle performance trenta volte superiori rispetto alle tecniche precedentemente descritte.
Video credits: American Chemical Society
Attraverso l’utilizzo di tecniche di metagenomica, ovvero prelevando il DNA di batteri direttamente dal loro habitat naturale, si è stati in grado di sequenziare il DNA del microbiota umano, ovvero di quei batteri che popolano l’intestino degli esseri umani.
I ricercatori hanno notato come degli zuccheri contenuti in alcune proteine glicosilate, chiamate mucine, siano la fonte di energia di diversi batteri intestinali. Per estrarre energia da queste sostanze i batteri devono essere in grado di staccarle dalla mucina. Per questo motivo devono possedere degli enzimi specifici. La somiglianza di questi zuccheri con gli antigeni dei gruppi sanguigni A e B ha spinto i ricercatori a tentare di ripulire il sangue mediante gli stessi enzimi utilizzati dal microbiota.
Per fare questo il DNA dei batteri intestinali è stato inserito in cellule di E.Coli. Lo scopo è identificare quei geni responsabili della produzione degli enzimi. In tal modo i ricercatori hanno individuato questa nuova classe enzimatica, in grado di garantire un’efficacia 30 volte superiore a quella di altri enzimi riportati in letteratura.
Il futuro della tecnica
Withers, con i colleghi del Centro di Ricerca sul Sangue della UBC, sta lavorando per validare questi enzimi e poter cominciare i trials in larga scala.
È chiaro che un risultato positivo di questi studi costituirebbe un risultato eccezionale per la ricerca. La possibilità di avere molte sacche di sangue utilizzabili su ogni paziente sarebbe estremamente utile. Si garantirebbe la sopravvivenza di tutte quelle persone che hanno bisogno di ricevere trasfusioni.
Oggi chi possiede il sangue 0 negativo sa quanto è difficile trovare un donatore di questo tipo di sangue; forse in futuro queste preoccupazioni saranno solo ricordi.