Ogni anno milioni di persone nel mondo si ammalano di cancro e, purtroppo, in moltissimi perdono questa difficile battaglia. Proprio per questa alta prevalenza numerose sono le ricerche volte a cercare un trattamento valido per questo insieme di patologie. Il Premio Nobel 2018 per la Medicina è stato assegnato agli autori di due importanti studi che hanno permesso un enorme passo in avanti nella lotta al cancro.
James P. Allison e Tasuku Honjo sono stati premiati per dei lavori risalenti alla prima metà degli anni ’90 nei quali si mostrò come delle proteine potessero agire da freni all’azione delle cellule del sistema immunitario, in particolare delle cellule T. L’inibizione di queste proteine è alla base della maggiore attivazione dell’immunità, che acquista così un’efficacia molto maggiore nel combattere le cellule tumorali.
Il Prof. Allison, attualmente professore presso la University of Texas, negli anni ’90 si trovava a Berkeley, più precisamente alla University of California. Fin dai primi anni ’90, nel suo laboratorio, Allison studiò una proteina presente sulle cellule immunitarie, CTLA-4. Una volta compreso che questa funziona come un freno per i linfociti T molti suoi colleghi pensarono ad una relazione tra la stessa proteina e le patologie autoimmuni.
Allison ebbe tutt’altra idea. Rimuovere il freno alle cellule T poteva essere un sistema per aumentare la capacità dei linfociti di fronteggiare il cancro. Nel 1994 i primi esperimenti diedero dei risultati eccezionali. I topi trattati erano effettivamente in grado di sconfiggere la malattia.
Nel 2010 Allison mostrò alla comunità scientifica che i suoi risultati potevano essere validi anche sull’uomo, trattando con successo alcuni pazienti affetti da melanoma in stadio avanzato.
1992, Giappone. Il Prof. Honjo, della Kyoto University, fa una scoperta molto interessante. Una proteina, chiamata PD-1 ed espressa sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, le cellule T, agisce come un freno sulla loro attività.
Due anni prima rispetto al lavoro del Prof. Allison si era dimostrato come una proteina specifica potesse sopprimere l’attività dell’immunità di un soggetto. Honjo ed altri gruppi di ricerca furono in grado di evidenziare come un’inibizione di questa proteina potesse avere dei significativi benefici nella lotta al cancro.
Nel 2012 arrivarono le prime dimostrazioni sull’uomo. Risultati incredibili: i pazienti affetti da condizioni prima considerate intrattabili potevano finalmente guarire. Sopprimendo PD-1 i miglioramenti erano eccezionali.
Inutile dire che oggi siamo ancora lontani dal poter dire di aver trovato una cura contro il cancro. Le scoperte dei due laureati hanno mostrato diversi effetti collaterali dovuti ad un’eccessiva attivazione del sistema immunitario stesso, in grado di mettere a repentaglio la vita stessa dei pazienti.
Sebbene la terapia contro PD-1 si sia dimostrata più efficace, oggi si sta provando una combinazione delle due tecniche. Si è potuto osservare, infatti, un effetto di sinergia in pazienti affetti da melanoma.
Molte altre proteine sono oggi sotto studio per valutare gli effetti di una loro inibizione.
La possibilità di scatenare lo stesso sistema immunitario del paziente per contrastare le cellule tumorali è stato un obiettivo della ricerca per più di un secolo. Grazie agli studi dei due neo Premi Nobel si è potuto fare un passo in avanti senza precedenti nello sviluppo di tecniche immunoterapiche.