La Sindrome di Asperger: uno sguardo verso il buio
Trattare di Sindrome di Asperger non è mai facile. Non lo è non tanto per la delicatezza del tema, che ultimamente qualcuno ha ben dimenticato, ma perché è un tema di incredibile complessità sul quale ad oggi si sa poco.
Si tratta di un grave disturbo dello sviluppo che comporta forti deficit dal punto di vista sociale oltre che una incapacità di comprendere il linguaggio non verbale. Spesso questa sindrome viene confusa con l’autismo, con il quale condivide certamente delle caratteristiche. Proprio per questo oggi si parla di “Disturbi dello Spettro Autistico”, anche perché non è sempre facile distinguere le due situazioni. A tal proposito va considerato che non tutti concordano sul considerare i due disturbi come disordini separati.
La storia della Sindrome di Asperger
La storia di questa sindrome ci riporta agli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 un medico Austriaco, Leo Kanner, descrisse un gruppo di piccoli pazienti indicandoli come affetti da “autismo”, indicando delle differenze con le forme di schizofrenia tipiche dell’età pediatrica.
I bambini mostravano una “chiusura estrema in se stessi” ed una “ossessiva insistenza nella monotonia”, citando testualmente Kanner. Questi soggetti, tuttavia mostravano un buon potenziale cognitivo.
Solo un anno dopo, nel 1944, un altro Austriaco, Hans Asperger, notò che un gruppo di soggetti da lui studiato mostrava delle caratteristiche peculiari, che non erano sovrapponibili a quelle descritte dal suo collega.
Il suo gruppo mostrava delle capacità di linguaggio anche superiori alla norma ma dei deficit nel campo della comunicazione non verbale. Si mostravano infatti apatici ed insensibili, privi di ogni empatia verso il loro interlocutore.
Asperger pubblicò i suoi risultati, scritti in tedesco, con il titolo “Die Autistischen Psychopathen im Kindesalter”. Proprio la sua scelta linguistica, tuttavia, fece sì che nel 1980, quando fu redatta la terza edizione del DSM (ovvero i parametri sui quali la psichiatria pone le sue basi diagnostiche), il suo lavoro non venisse preso in considerazione. Al contrario l’autismo ottenne l’introduzione di linee generali che consentono di fare diagnosi e di essere comprese da tutti.
Bisognerà aspettare il 1991 per avere una traduzione dei lavori di Asperger ed il 1994 per l’introduzione di questa sindrome nella quarta stesura del DSM.
Come si manifesta questa sindrome?
Nella descrizione comune la sindrome di Asperger si manifesta con queste caratteristiche:
a) scarsezza di empatia;
b) interazione sociale unilaterale, inappropriata e senza malizia, poca abilità di formare delle amicizie e conseguente isolamento sociale;
c) linguaggio monotono e pedante;
d) scarsa comunicazione non verbale;
e) profondo interesse in tematiche circoscritte come il tempo, i fatti di trasmissioni televisive, gli orari ferroviari o le carte geografiche che, memorizzate in modo meccanico, riflettono poca comprensione conferendo inoltre un’impressione di eccentricità;
f) movimenti goffi, maldestri e posture bizzarre. (*)
Dal punto di vista comportamentale le manifestazioni sono diverse rispetto all’autismo, sebbene per alcuni potrebbe trattarsi di livelli di sviluppo diversi dello stesso disturbo.
Ciò nonostante un bambino con Sindrome di Asperger non tende all’isolamento e non mostra ritardi nello sviluppo cognitivo. Si descrivono al contrario soggetti con una capacità molto precoce di parola e di lettura (iperlessia) e molto propensi all’interazione con altri.
Proprio questa loro voglia di socializzare, unita al rifiuto che i coetanei mostrano nei loro confronti a causa dei loro comportamenti “particolari”, li porta spesso e volentieri verso uno stato depressivo.
Fonti ed approfondimenti:
- La Sindrome di Asperger: Linee guida per la diagnosi – Fondazione Ares (*)
- A Concise History of Asperger Syndrome: The Short Reign of a Troublesome Diagnosis – NCBI