L’essere umano è un animale sociale. Poter comunicare efficacemente è indispensabile nella vita dell’uomo e, non a caso, nel corso del tempo si è sviluppata un’abilità di linguaggio sempre più complessa.
Parlare, per la popolazione sana, è un’attività che può sembrare banale. In realtà la comprensione e la produzione di un linguaggio sono attività molto complesse, tanto che la natura ha dotato il cervello di aree specifiche per questi scopi.
Comprendere un linguaggio va ben oltre il poterlo percepire. Nonostante ciò è difficile capire un discorso senza ascoltarlo.
La natura, da grande stratega, ed è stata in grado di comporre un puzzle complicatissimo in modo eccezionale.
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Come abbiamo visto nel precedente articolo, il cervello umano presenta numerosissime aree con funzioni altamente specifiche.
Le aree deputate alla percezione dei suoni sono localizzate nel lobo temporale, più precisamente nella circonvoluzione temporale superiore posteriore di sinistra. Qui arrivano gli impulsi provenienti dai nervi acustici che portano informazioni su qualsiasi tipo di suono recepito.
La corteccia uditiva primaria, ovvero quella parte di corteccia cerebrale che riceve la gran parte degli stimoli uditivi, occupa le aree 41 e 42 di Brodmann. Queste, come si vede in figura, sono poste in prossimità di aree uditive secondarie, che hanno il compito di associare al suono percepito un significato, ricercandolo nella memoria dell’individuo. Oltre a queste troviamo un’area molto particolare che si riteneva fondamentale nella comprensione del linguaggio: l’area di Wernicke.
Nel 1976 Bogen e Bogen, in un influente articolo, definirono come Area di Wernike “quella zona che se lesionata causerà una compromissione nella comprensione del linguaggio”. Un’area vasta e non esattamente localizzata che comprendeva buona parte del lobo temporale postero-superiore e parte del lobo parietale.
Nel corso del tempo, tuttavia, la definizione di area di Wernicke assunse un significato anatomico più che funzionale: divenne sinonimo di giro temporale postero-superiore sinistro (pSTG) e giro sopramarginale (SMG).
Recenti studi, tuttavia, stanno cambiando radicalmente le conoscenze circa quest’area, intesa nel suo senso strettamente anatomico.
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Nel corso degli studi su diverse afasie (deficit nella produzione del linguaggio) ci si è accorti che l’Area 22 di Brodmann, ovvero l’area di Wernicke, viene coinvolta non tanto nella comprensione quanto nella produzione di un linguaggio.
Più precisamente entra in gioco nel richiamo fonologico che precede la produzione di una parola. Prima di inviare i comandi motori ai muscoli responsabili della produzione di un suono il soggetto deve pensare, inconsciamente, alla sequenza di vocali e consonanti da pronunciare, ed è qui che quest’area interviene.
La produzione di parole di senso compiuto è un fenomeno altrettanto complesso. Oltre all’area di Wernicke, infatti, ci sono altre zone della corteccia cerebrale che concorrono a tale scopo.
L’area di Broca è una di queste, ed è considerata il centro del linguaggio parlato.
Quest’area, corrispondente alle aree 44 e 45 di Brodmann, è un po’ il direttore d’orchestra del nostro discorso.
Si trova subito anteriormente rispetto alla corteccia motoria che invia i comandi ai muscoli del volto e una sua lesione causa una riduzione della capacità di formulare parole di senso compiuto. In questa regione sono contenuti gli schemi motori complessi ed articolati da mettere in campo nel momento in cui vogliamo pronunciare una determinata parola.
Ovviamente non è la sola area implicata in questo controllo. Anche l’area motoria supplementare del lobo frontale sinistro svolge funzioni simili, andandosi a disporre in quell’intricatissimo groviglio di connessioni che hanno il compito di realizzare un’attività apparentemente banale: parlare.
Fonti ed approfondimenti: