John Snow e la sanità pubblica: la lotta al colera
Combattere un nemico che non conosci e che non puoi vedere è sempre una sfida ardua. Se questo nemico è una malattia, poi, le cose si mettono peggio. Ma potrebbe andare ancora peggio: il nemico potrebbe essere anche in grado di diffondersi velocemente. John Snow visse una situazione del genere ma, nonostante tutto, non si diede per vinto.
Per capire chi era John Snow dobbiamo fare un passo indietro. Dobbiamo tornare nella metà del XIX secolo,nell’Inghilterra del tempo, precisamente a Londra.
John Snow: un medico londinese
John Snow no fu altro che un comune medico inglese vissuto nella prima metà del ‘800 a Londra. No, forse no. Così comune non fu, altrimenti perché saremmo quì a parlare di lui?
In effetti tanto comune non fu. Considerato uno dei pionieri dell’anestesia, è passato alla storia per il suo lavoro in un altro campo: quello dell’igene e dell’epidemiologia.
Nella prima metà del XIX secolo la medicina non era affatto come la conosciamo oggi. Non c’erano gli antibiotici (la penicillina arrivò solo nel 1929), non si conoscevano molti microrganismi, e si pensava ancora che le malattie potessero essere causate dagli odori sgradevoli (miasmi) o da altri improbabili mezzi di trasmissione.
In questo contesto la città di Londra vide diverse epidemie di colera, ma una in particolare, quella dell’Agosto 1854, si rivelò più severa delle altre.
Il Vibrio Cholerae non si conosceva ancora, sarebbe stato identificato di lì a pochi mesi dall’italiano Filippo Pacini, ma la malattia era ben nota nella sua sintomatologia. Non si sapeva nulla di più e le persone continuavano a morire in gran numero.
La lotta al colera: la black box
In una situazione apparentemente così disperata, dove la teoria dominante per spiegare la diffusione della malattia era quella dei miasmi, il nostro amico John Snow volle cercare di vederci più chiaro. Non era convinto che questi miasmi potessero essere la soluzione al problema e cercò di identificare la vera causa dell’epidemia.
Partì cercando di localizzare geograficamente i focolai di malattia. Riuscì ad identificare un fatto che gli risultò singolare. Le persone che prendevano l’acqua da una precisa fonte avevano una probabilità molto più alta di contrarre la malattia. La fonte era quella Broad Street, nel quartiere di Soho.
Nelle vicinanze della pompa di distribuzione dell’acqua c’era una distilleria di birra. Nessuno di coloro che vi lavoravano aveva contratto la malattia.
Snow ebbe l’intuizione, da queste ricerche, di chiedere di far chiudere la pompa di Broad Street, perché era assai probabile che il problema fosse proprio l’acqua. Ai lavoratori della distilleria, per altro, era permesso bere una certa quantità di mosto di malto per cui quell’acqua non la bevevano, e infatti non si ammalavano. Tutto tornava.
Sebbene come ammise lo stesso Snow l’epidemia andava diminuendo di intensità, la chiusura della pompa dell’acqua causò, in pochi giorni, il drastico calo del numero dei nuovi malati.
A volte non serve conoscere la malattia
La vicenda di Snow è diventata una sorta di simbolo: per la prima volta non fu necessario conoscere la causa della patologia per trovarvi una soluzione. La “black box” tanto cara agli epidemiologi aveva funzionato. I risultati furono così interessanti che oggi alcuni ritengono che Snow sia stato il primo vero epidemiologo moderno.
Dopo di lui la “black box” diede altre dimostrazioni della sua efficacia. Sammelweis riuscì a ridurre le morti da febbre puerperale; Michael Gottib nel 1981 trovò le prime precauzioni per evitare di contrarre l’AIDS cinque anni prima che venisse identificato il virus HIV.
A volte, dunque, non è necessario conoscere la malattia per prendere precauzioni, basta cambiare il proprio punto di vista!