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La triste storia di René Favaloro, inventore del by-pass aorto-coronarico

Ogni anno la tecnica ideata da René Gerónimo Favaloro salva diverse migliaia di vite umane: il by-pass aorto-coronarico infatti è l’intervento chirurgico a maggior frequenza di esecuzione. Il cardiochirurgo italo-argentino viene celebrato da Google il 12 luglio in occasione del suo compleanno

René Favaloro

René Favaloro, crediti: Gatopardo

Ogni anno la tecnica ideata da René Gerónimo Favaloro salva diverse migliaia di vite umane: il by-pass aorto-coronarico infatti è l’intervento chirurgico a maggior frequenza di esecuzione, a partire dagli anni ’60.

Poco noto ai più invece è il suo inventore, celebrato ogni anno da Google con un Doodle in occasione del suo compleanno, il 12 luglio. Dalle origini italiane, si tolse la vita all’età di 77 età a causa dei debiti che la sua fondazione aveva accumulato negli anni, poiché il governo argentino non aveva erogato i fondi stabiliti.

René Favaloro, gli studi e la carriera

Il cardiochirurgo, argentino ma di origini italiane, è nato infatti a La Plata il 12 luglio del 1923, da padre carpentiere e madre sarta. La nonna materna lo spinse a studiare medicina, e il giovane René frequentò l’università locale, per fare pratica poi al policlinico della città. Laureatosi nel 1949, iniziò a lavorare fin da subito come ausiliare medico, e in questo periodo si dedica alla chirurgia cardiovascolare, scienza poco conosciuta all’epoca.

Favaloro cominciò a farsi strada e agli inizi degli anni ’60 approfondì le sue conoscenze alla Cleveland Clinic nell’Ohio, negli Stati Uniti, dove iniziò a fare pratica con il by pass aorto-coronarico nel 1967. Rientrato in patria nel 1971, istituì la Fondazione Favaloro per la formazione per gli studenti.

René Favaloro
Un francobollo celebrativo con René Favaloro a sinistra e un’illustrazione del by-pass a destra, crediti: meteoweb.eu

Come funziona il by-pass aorto-coronarico

https://www.youtube.com/watch?v=wVJbUTv-LA4

La procedura del by-pass aorto-coronarico viene così eseguita: il cardiochirurgo effettua un’incisione longitudinale sul torace, attraverso lo sterno (sternotomia mediana): l’equipe ha così accesso al cuore ed all’aorta; il chirurgo, a valle del restringimento sutura un tratto di vena safena grande o piccola, prelevata dal paziente, o più recentemente di arteria mammaria. Fatto ciò viene collegata l’altra estremità a monte del restringimento o dell’occlusione, su un’incisione effettuata sulla parete aortica. In questo modo il sangue avrà un passaggio per aggirare l’ostacolo.

Oggi il by-pass aorto-coronarico può essere effettuato attraverso quattro metodologie:

  • Intervento tradizionale, dove il paziente tramite alcune cannule viene collegato ad una macchina cuore-polmone; il cuore viene fermato attraverso una soluzione cardioplegica, per poi essere fatto ripartire a intervento in fase di ultimazione.
  • Intervento a cuore pulsante, il cuore del paziente continua a battere durante l’operazione e questo metodo comporta rischi minori per pazienti di alcuni tipi.
  • MIDCABS – (Minimally Invasive Direct Coronary Artery Bypass Surgery, bypass coronarico mediante procedura chirurgica mini-invasiva), una metodica che prevede l’accesso al cuore tramite una incisione di 8-10 centimetri praticata al 4° o al 5° spazio intercostale dell’emitorace anteriore sinistro. Per il bypass invece viene utilizzata l’arteria mammaria interna di sinistra che risulta essere il vaso più importante per la rivascolarizzazione del miocardio infartuato. Peculiarità di questo metodo, oltre che nella minimizzazione dell’accesso toracico (non è necessaria la sternotomia con conseguente riduzione del dolore nel postoperatorio), sta nella possibilità di intervenire anche a cuore battente.
  • Anestesia epidurale, metodologia più recente, dove i pazienti vengono operati con anestesia epidurale, il che ha aperto nuove prospettive in quanto specie nei pazienti anziani dal momento che vengono evitati i rischi di un’anestesia generale.

Per il bypass invece vengono utilizzate la:

  • Safena, tratto di vena safena viene prelevato dalla gamba del paziente ed utilizzato per effettuare i bypass; tipo di intervento praticato soprattutto in passato ma che ha una durata limitata: dopo circa dieci anni infatti il 60-65% dei bypass è ostruito a causa della differenza di dimensioni fra la vena e l’arteria.
  • Arteria toracica interna, utilizzata più spesso nei bypass: un metodo che ha una durata maggiore perché dopo dieci anni il 95% dei bypass è in ottime condizioni. Si tratta inoltre di un intervento meno invasivo perché l’arteria mammaria non viene spostata di sede.
  • Arteria radiale, la si adopera quando la perfusione dell’avambraccio è garantita dalle altre arterie e altri vasi non sono utilizzabili per l’intervento.
  • Tecniche recenti, attualmente sono in corso varie sperimentazioni per aumentare l’efficacia dall’intervento come i graft arteriosi, la Y arteriosa e l’uso dell’arteria gastroepiploica destra.

Rischi e benefici del by-pass aorto-coronarico

Partendo dai benefici di questo intervento, essi sono la diminuzione drastica dell’infarto del miocardio, un recupero di forze e l’eliminazione del dolore dovuto all’ostruzione. Interessante poi è lo studio dell’ASCERT (Survival after PCI or CABG in older patients with stable Multivessel Coronary Disease: Comparative Effectiveness of Revascularization Strategies) che ha coinvolto all’incirca 600.000 pazienti, con una analisi finale composta da 103.549 pazienti trattati con angioplastica e 86.244 trattati con bypass aorto-coronarico: i risultati sono stati totalmente a favore della rivascolarizzazione chirurgica (follow up a 4 anni), già dal primo anno di controllo le curve di sopravvivenza sono diventate sempre più divergenti a favore dell’approccio chirurgico.

Quanto ai rischi sono prevalentemente il sanguinamento postoperatorio, le infezioni, gli ictus, l’infarto miocardico perioperatorio, l’insufficienza renale, l’insufficienza respiratoria, molto più raramente si va incontro all’arresto cardiaco, sebbene la mortalità dell’intervento si aggira intorno all’1%.

Dalla Sicilia con furore, “cuore italiano”

Qui a Salina, la terra dei miei nonni, mi emoziono, come sempre accade, fino al midollo delle ossa. Ora sto poggiando i piedi sopra le mie radici. La prima volta fu un’estate di diversi anni fa. Mi incamminai solo, passeggiando per queste valli, godendo della vista del loro verde lussureggiante, dei fiori profumati, fermandomi spesso per raccogliere questa terra con le mie mani, stringendola e strofinandola con amore. Ho rubato furtivamente qualche chicco d’uva, masticandolo lentamente, pensando che questa era l’uva che assaporavano i miei nonni

René aveva origini italiane; i nonni paterni infatti erano di Valdichiesa, borgo in provincia di Messina, sulle isole Eolie. A Leni (Salina) venne istallato di fronte all’ambulatorio medico un busto marmoreo per ricordarlo, dove è possibile leggere le sue parole, riportate qui nel box sovrastante.

I nonni possedevano diverse vigne, distrutte per via della fillossera nel 1980; per questo la famiglia Favaloro emigrò per costruirsi un futuro. Il suo suicidio, avvenuto il 29 luglio del 2000 per un colpo di arma da fuoco sparato al petto, non fu mai chiarito del tutto, sebbene la stampa argentina abbia ipotizzato che, dietro l’insano gesto, ci fossero i numerosi debiti accumulati negli anni dalla fondazione, dal momento che venne meno l’aiuto economico del governo.

Nella foto in evedenza René Favaloro, crediti: Gatopardo