Si sta parlando sempre più spesso di 2006 QQ23, un asteroide potenzialmente pericoloso che potrebbe impattare la Terra il prossimo 10 agosto 2019.
Vediamo di capirne di più a riguardo e di comprenderne, effettivamente, i rischi ma senza troppi allarmismi.
Venne osservato per la prima volta il 21 agosto 2006 (anno da cui deriva il nome, come di consueto per asteroidi e altri oggetti celesti) e il prossimo 10 agosto 2019 si troverà a meno di 0,05 au di distanza dalla Terra (più specificatamente 0,04977 au) e a 1.037 au dal Sole. Il passaggio è previsto alle 19:37 (orario di Houston, Texas).
Appartenente al gruppo NEO (near-Earth object) asteroidi con una distanza di perielio inferiore a 1.3 au, è stato classificato come “Aten” (Earth-crossing asteroids), un gruppo di asteroidi dall’orbita con semiasse maggiore inferiore ad un’unità astronomica (nome derivato dall’asteroide di Aten, primo oggetto di questo tipo ad essere scoperto dall’astronoma statunitense Eleanor Francis Helin il 7 gennaio del 1976).
L’asteroide viaggerà ad una velocità di 4,67 chilometri al secondo, con una magnitudine assoluta di 20.1 e un diametro stimato tra i 250 e i 570 metri, più di due campi da calcio o se preferiamo paragonabile ad un grattacielo: se dovesse impattare conservando questa massa potrebbe causare un disastro di dimensioni continentali. Parlando però più concretamente delle possibilità di impatto e dell’eventuale rischio, non dovremmo preoccuparti più di tanto: nel momento in cui sarà più vicino a noi infatti, si troverà ad una distanza di 7 milioni e 400 mila chilometri di distanza (circa 19 volte la distanza Terra-Luna).
Perché allora si parla di “pericolosità”? Il concetto, che risale al 1995, si deve a Brian Marsden e rriguarda tutti gli asteroidi con un diametro di almeno 150 metri e che si avvicinano a meno 0,5 au dalla Terra come in questo caso: ricordiamo che un’unità astronomica è la distanza tra la Terra e il Sole e cioè 150 milioni di chilometri, quindi nel caso di 2006 QQ23, le 0,5 au corrispondono a circa 7,5 milioni di chilometri.
La NASA stima che un impatto del genere, con un asteroide di queste caratteristiche e dimensioni, si verifica in media 1 volta ogni 200.000 anni e, in ogni caso, non ci farebbe fare “la fine dei dinosauri”. Che genere di danni potrebbe dunque creare? Considerando le dimensioni, oltre la distruzione di satelliti che potrebbero transitare in rotta di collisione, l’asteroide potrebbe provocare tsunami qualora cadesse in acqua e terremoti correlati all’impatto.
La NASA tuttavia non ha rilasciato dichiarazioni in merito, dal momento che non vi è nessuna certezza di impatto e che, per quanto vicino, parliamo sempre di una distanza di 7,5 milioni di chilometri (non proprio dietro l’angolo per intenderci!). E’ possibile tenere d’occhio la situazione nella pagina dedicata ai NEO Earth Close Approaches.
Per approfondire:
[1] 2006 QQ23 – JPL Small-Body Database Browser – NASA
[2] NEO Basics – Center for Near Earth Object Studies – JPL/NASA
Foto rappresentativa: csmonitor.com/Karen Norris