Ve la ricordate la prima immagine di un buco nero ricostruita dopo anni di studi e ricerca? La NASA ne ha rilasciato un’immagine interattiva in 3D ricostruita dagli scienziati.
Gli studiosi si sono preoccupati di generare un nuovo modello interattivo che, nel rispetto delle equazioni che descrivono le caratteristiche, ne emuli il comportamento.
È quello che hanno definito “specchio distorcente” (carnival mirror), riferendosi al fatto che la sua gravità infinita porta ad una brusca distorsione dello spazio tempo che ingoia letteralmente tutto ciò che vi si avvicina.
Il discorso non è così banale: le parti oscillanti che vediamo nell’immagine sono costituite dalla materia che si assottiglia intraprendendo un cammino vorticoso e surriscaldandosi, generando una nube di gas che viene generalmente definita disco di accrescimento. Essa segna il confine tra mondo conosciuto ed ignoto, ossia delimita quella sottile linea che gli scienziati chiamano orizzonte degli eventi: tutto lo può oltrepassare, nulla tornerà indietro.
C’è di più: costantemente si formano bagliori di luce per il forte aumento di energia destinati a dissiparsi attraverso venti generati dal forte campo magnetico dello stesso buco nero, vorticando ad una velocità molto prossima a quella della luce. La velocità orbitale della materia circostante diminuisce, chiaramente, all’aumentare della distanza.
Guardiamolo lateralmente. Cosa sta succedendo? È evidente che una parte del disco di accrescimento sia più lucente dell’altra: questo perché la materia ha ovviamente un verso di rotazione, che in questo caso impone che la parte di sinistra “sia rivolta verso di noi”. In accordo alla teoria della Relatività di Einstein, uno degli effetti è proprio questa apparente lucentezza maggiore rispetto all’altro lato.
Chiaramente l’effetto scompare nel momento in cui la prospettiva cambia, e guardiamo il buco nero dall’alto: in questo caso, l’immagine mostra che la materia si muove circolarmente e non lungo un ipotetico spazio rivolto verso di noi.
Crediti immagine: NASA’s Goddard Space Flight Center/Jeremy Schnittman
Un’altra particolarità di questa ricostruzione è che la forza gravitazionale è talmente potente che il buco nero “continua” nella parte sottostante, generando quello che gli scienziati definiscono photon ring. I fotoni della luce, infatti, orbitano più volte prima di oltrepassare l’orizzonte degli eventi, lasciando memoria del loro passaggio con degli anelli che via via si assottigliano e conferiscono la forma all’oggetto cosmico.
Fonte: nasa.gov