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E se la Via Lattea ospitasse un wormhole?

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Rappresentazione di wormhole.Crediti: Shutterstock

I wormhole, o cunicoli spazio-temporali, sono misteriosissimi oggetti che potrebbero collegare due universi paralleli, permettendoci di viaggiare a velocità superiori a quelle della luce.

Cosa si intende per wormhole?

Tanto per cominciare, proviamo a dare una semplice quanto “immaginabile” definizione di questi misteriosi oggetti cosmici: wormhole vuol dire, letteralmente, buco di verme. Infatti, siamo soliti immaginare raffigurazioni di un verme in una mela osservando l’animale che compare da una parte ad un’altra del frutto passando per il suo interno.

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Crediti: gioxx.org

Proviamo ora a trasferire questa immagine nell’universo. Troppo difficile? Wormhole sta ad indicare un cunicolo spazio-temporale che collega due buchi neri: la forza gravitazionale di questi ultimi deve essere talmente forte da aprire un varco tra i due, sconvolgendo completamente il concetto di spazio e di tempo. I wormhole sono dunque, teoricamente, macchine del tempo cosmiche: un wormhole potrebbe permetterci di viaggiare nel tempo superando la velocità della luce.

Il concetto di wormhole resta tuttavia teorico, il che vuol dire che non solo viaggiare nel tempo è un’ipotesi, ma è tale il wormhole stesso. Nonostante ciò, sul Physical Review D sarà presto pubblicato uno studio degli astrofisici De-Chang Dai dalla Yangzhou University in Cina e Dejan Stojkovic dall’Università di Buffalo focalizzato su un metodo per cercare un cunicolo spazio temporale all’interno di un buco nero.

Un possibile wormhole al centro della Via Lattea

La ricerca è particolarmente incentrata sul buco nero al centro della nostra Via Lattea, conosciuto anche come Sagittarius A*.

Stojkovic afferma che

“se un wormhole è attraversabile da particelle, anche i campi saranno in grado di andare da un estremo all’altro. Dunque un campo elettromagnetico o un campo gravitazionale potranno attraversare un wormhole.”

I due astrofisici sono giunti a questa conclusione dopo aver osservato la stella S2 orbitante a sole 17 ore luce da Sagittarius A*: più volte si è manifestato un fenomeno secondo il quale la stella avrebbe subito delle piccolissime accelerazioni di entità sconosciuta provenienti dal buco nero, ma non propriamente appartenenti ad esso.

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Sagittarius A*.
Crediti: NASA/Chandra X-Ray Observatory.

Infatti, Dai e Stojkovic affermano che se un wormhole esiste e una stella si trova in prossimità di un buco nero, quest’ultima risentirà degli effetti gravitazionali dovuti ad un buco nero presente dall’altra parte del cunicolo spazio-temporale.

Cosa possiamo attraversare con un cunicolo spazio-temporale?

E fin dove arriva l’immaginazione degli scienziati? Questo non possiamo saperlo, perché i due astrofisici affermano che anche diversi scenari potrebbero condurre agli stessi modelli matematici. La vera domanda è: un wormhole collega due punti lontanissimi dell’universo o fa da ponte a due dimensioni parallele?

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Rappresentazione di un wormhole.
Crediti: Rappresentazione di wormhole.
Crediti: Shutterstock

Purtroppo l’esistenza di questi misteriosi quanto affascinanti oggetti cosmici resta un enorme punto interrogativo, ma Stojkovic e Dai restano fiduciosi sul loro studio di S2 poiché, se non un wormhole, le accelerazioni di cui sopra potrebbero essere il risultato dell’azione di un ulteriore buco nero molto vicino a Sagittarius A* e che ancora non siamo riusciti ad osservare.

Stojkovic afferma che non si tratta di un concetto poi così prematuro, e che addirittura auspicabilmente entro dieci anni gli studiosi contano di “saperne di più” su cunicoli spazio-temporali e buchi neri stessi.

Tanti altri studiosi hanno manifestato le proprie perplessità in merito a questo studio, che peraltro fa cadere il concetto di ponte di Einstein-Rosen, i quali non avevano ipotizzato un vero e proprio orizzonte degli eventi relativo agli oggetti in esame. Resteremo in attesa di ulteriori dettagli da parte dei due astrofisici, che contano di servirsi anche di GRAVITY nel Very Large Telescope in Cile per approfondire la propria ricerca.

 

Fonte: www.scientificamerican.com