Le domande di Steve Jobs per capire cosa non andasse
Quando si parla di Steve Jobs è impossibile non pensare ad Apple: l’imprenditore statunitense, infatti, è stato cofondatore ed amministratore delegato del colosso informatico di Cupertino fino al 2011. Oltre ai ruoli amministrativi ricoperti, Jobs è ricordato anche (e soprattutto) per aver introdotto prodotti di successo come iPhone, iPad e iMac.
La tattica adottata da Steve Jobs
Oltre ad Apple, Steve Jobs è stato anche fondatore ed amministratore delegato di Pixar Animation Studios. Vista l’importanza del ruolo, per lui era fondamentale conoscere rapidamente, durante le riunioni, le eventuali problematiche presenti.
In un post pubblicato su Medium, Andy Raskin, esperto di comunicazione, ha illustrato la strategia adottata da Steve Jobs.
Intanto, le riunioni non coinvolgevano tutti i dipendenti nello stesso momento, ma Jobs preferiva organizzarne una per ogni team. Poi sceglieva una persona e chiedeva: “Cosa non funziona alla Pixar?”. Dopo aver ricevuto la risposta, chiedeva agli altri partecipanti se fossero d’accordo con quanto detto dal collega. A questo punto, individuava un altro impiegato e chiedeva: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”.
Erano queste le due domande che caratterizzavano le riunioni e che Steve Jobs ripeteva alternativamente fino a quando non era convinto di aver compreso bene tutti i problemi del team.
Mai chiedere “Ci sono domande?”
Avere un riscontro da parte di un dipendente è fondamentale per ogni capo d’azienda. Molto spesso però, se durante un incontro aziendale si chiede se ci sono miglioramenti da suggerire o difficoltà da evidenziare, si ottiene solo silenzio o, in alternativa, un rapido “No!“.
L’idea di Steve Jobs di riunire i singoli team e porre domande ben precise evita di dover ricorrere alla classica opzione: “Ci sono domande?”. Secondo Angie Morgan, ex marine, un possibile quesito da porre ai propri impiegati potrebbe essere:
Potresti dirmi due cose che sto facendo davvero bene in questa circostanza e due settori in cui, secondo te, dovrei migliorare?
Un’altra valida opzione, secondo Kim Scott, ex dirigente di Apple e Google, è:
C’è qualcosa che posso fare o che dovrei smettere di fare, affinché sia più semplice lavorare con me?
In conclusione, Raskin racconta di aver chiesto, ispirandosi a Jobs:
Quale delle cose che ho fatto oggi ha creato più confusione?