Le domande di Steve Jobs per capire cosa non andasse
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Steve Jobs al WWDC 2007 - crediti: Flickr
Quando si parla di Steve Jobs è impossibile non pensare ad Apple: l’imprenditore statunitense, infatti, è stato cofondatore ed amministratore delegato del colosso informatico di Cupertino fino al 2011. Oltre ai ruoli amministrativi ricoperti, Jobs è ricordato anche (e soprattutto) per aver introdotto prodotti di successo come iPhone, iPad e iMac.
La tattica adottata da Steve Jobs
Oltre ad Apple, Steve Jobs è stato anche fondatore ed amministratore delegato di Pixar Animation Studios. Vista l’importanza del ruolo, per lui era fondamentale conoscere rapidamente, durante le riunioni, le eventuali problematiche presenti.
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In un post pubblicato su Medium, Andy Raskin, esperto di comunicazione, ha illustrato la strategia adottata da Steve Jobs.
Intanto, le riunioni non coinvolgevano tutti i dipendenti nello stesso momento, ma Jobs preferiva organizzarne una per ogni team. Poi sceglieva una persona e chiedeva: “Cosa non funziona alla Pixar?”. Dopo aver ricevuto la risposta, chiedeva agli altri partecipanti se fossero d’accordo con quanto detto dal collega. A questo punto, individuava un altro impiegato e chiedeva: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”.
Erano queste le due domande che caratterizzavano le riunioni e che Steve Jobs ripeteva alternativamente fino a quando non era convinto di aver compreso bene tutti i problemi del team.
Mai chiedere “Ci sono domande?”
Avere un riscontro da parte di un dipendente è fondamentale per ogni capo d’azienda. Molto spesso però, se durante un incontro aziendale si chiede se ci sono miglioramenti da suggerire o difficoltà da evidenziare, si ottiene solo silenzio o, in alternativa, un rapido “No!“.
L’idea di Steve Jobs di riunire i singoli team e porre domande ben precise evita di dover ricorrere alla classica opzione: “Ci sono domande?”. Secondo Angie Morgan, ex marine, un possibile quesito da porre ai propri impiegati potrebbe essere:
Potresti dirmi due cose che sto facendo davvero bene in questa circostanza e due settori in cui, secondo te, dovrei migliorare?
Un’altra valida opzione, secondo Kim Scott, ex dirigente di Apple e Google, è:
C’è qualcosa che posso fare o che dovrei smettere di fare, affinché sia più semplice lavorare con me?
In conclusione, Raskin racconta di aver chiesto, ispirandosi a Jobs:
Quale delle cose che ho fatto oggi ha creato più confusione?