Dopo aver rinviato il lancio di qualche giorno, la sonda Solar Orbiter sembra pronta a lasciare questo pianeta.
La missione ESA partirà da Cape Canaveral il 10 febbraio e provvederà per la prima volta in assoluto ad una prospettiva della nostra stezza genitrice mozzafiato.
La sonda Solar Orbiter fa parte di un programma a lungo termine, per l’appunto ESA Cosmic Vision 2015-2025, in cui di solito si prevedono una o una serie di missioni spaziali che verranno effettuate in almeno una decade.
L’obiettivo di una tale organizzazione è sfruttare le tecnologie sempre più avanzate che, anno dopo anno, emergono dallo scenario scientifico. Un caso è quello della sonda Huygens che, grazie alla navicella madre Cassini, riuscì a scendere sulla luna Titano e ad inviare informazioni sulla Terra uniche nel loro genere.
La missione otterà un importante primato: si troverà in un’orbita più interna a quella di Mercurio a soli 42 milioni di chilometri dal sole; meno di mezza unità astronomica!
La ragione è quella di abbattere ogni frontiera e scrutare zone della nostra stella ancora inesplorate, come ad esempio quelle polari. Per tale motivo, sarà necessario non solo avvicinare Solar Orbiter quanto più possibile ma anche immetterla in un’orbita piuttosto inclinata.
E se tra di voi c’è qualcuno che ne sa qualcosa in merito alle manovre orbitali, capira che portare a termine questa compito sarà molto oneroso: i designer della missione hanno progettato diversi fly-by di Terra e Venere per sfruttare l’aumento di energia ed effettuare un cambio di piano tra le orbite.
Troppo difficile? Proviamo ad aiutarvi con un video:
La missione sarà in ogni caso operativa tra due anni, in cui Solar Orbiter avrà raggiunto finalmente il Sole.
La sonda sarà dotata di dieci strumenti che osserveranno le caratteristiche conosciute del Sole e ne analizzaranno l’attività dei venti e del campo magnetico.
La missione è stata progettata per una durata di 7 anni e tra gli obiettivi scientifici principali vi è lo studio delle particelle solari emesse che, in quella zona, saranno ancora incontaminate da qualunque “interferenza planetaria”.
Per un incontro così ravvicinato, ovviamente, ogni singola parte del Solar Orbiter è stata dotata di particolari scudi termici che, auspicabilmente, proteggeranno la strumentazione dalle altissime temperature.