Alcalosi, non fate jogging con la mascherina
Dell’alcalosi causata dalle mascherine se ne sta parlando già da un po’ di tempo, ed in un primo momento per via di un post male-interpretato del dottor Alberto Macis, medico dell’Istituto di Medicina dello Sport della Fmsi (Federazione medici sportivi) e Coordinatore regionale Antidoping Sardegna della stessa Fmsim, condiviso in diversi gruppi, si è creata confusione e disinformazione.
Mettiamo subito le cose in chiaro dunque, le mascherine sono sicure e indossarle non causa problemi. Quando bisogna utilizzarle? Quando si entra in luoghi chiusi ed affollati e, nella circostanza degli negli spazi aperti, quando non si è sicuri di riuscire a mantenere le distanze con le altre persone.
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Cos’è l’alcalosi?
Una “condizione patologica caratterizzata da un relativo eccesso di basi nei liquidi corporei, che provoca, se non compensata, un aumento del pH del sangue al di sopra dei valori fisiologici (circa 7.4), condizione denominata alcalemia, causata da una condizione polmonare”, (“si respira una miscela di CO2 superiore a quella presente nell’aria” dice il dott. Macis sull’Unione Sarda).
La sua classificazione tiene conto della concentrazione plasmatica di bicarbonato e di anidride carbonica, che valutate insieme forniscono un’indicazione di massima sui principali apparati coinvolti. Clinicamente si osserva iperventilazione (atti respiratori troppo frequenti), tachipnea (solitamente al di sopra dei 20 atti al minuto), nausea, vomito, parestesie, aritmie, coma, rigidità muscolare, vertigini, disturbi del visus.
Quindi quando le mascherine causano problemi?
L’avviso del dott. Macis fa riferimento all’attività fisica, lo jogging, le ‘passeggiate a ritmo sostenuto’, andare in bici e più in generale tutte quelle attività che ci portano ad una maggiore richiesta di ossigeno.
“La mascherina è controproducente, se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I ‘droplet’, le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto. Se si corre la mattina presto, è difficile incontrare altre persone. E il rischio si elimina comunque mantenendo la distanza di un metro dagli altri. Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri, ma la mascherina crea problemi. Se, per esempio, la si indossa durante un test da sforzo, io medico sono protetto da eventuali vaporizzazioni. Ma chi si sottopone a sforzo, con la mascherina che copre naso e bocca, respira una quantità maggiore di anidride carbonica, rischiando di andare in alcalosi e quindi rischiando lo svenimento. Perché, in questo modo, si respira una miscela di CO2 superiore a quella presente nell’aria“ – questo l’intervento del dott. Macis raccolto dall’Unione Sarda, prima testata ad occuparsi della questione e male-interpretato poi sui social.
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Quali sono i consigli dell’esperto?
Come possibile leggere sull’Unione Sarda, Macis ha consigliato di “andare a correre in una zona con alberi, con migliore ossigenazione. E, ripeto, senza mascherina. Perché con la mascherina si respira un’aria malata, parte di quell’aria emessa dai polmoni, ricca di CO2. Servirebbe, invece, aria fresca, ricca di ossigeno. In pratica, si rimette in circolo nelle proprie cavità aeree un’aria che ha più anidride carbonica che ossigeno. Anche chi va in bicicletta dovrebbe evitare la mascherina. Tra l’altro, in bici si tengono distanze ben superiori al metro”.