La vitamina D in prima linea nella lotta a Covid-19
Nel corso della pandemia Covid-19, se ne leggono di tutti i colori. C’è chi propone cure bizzarre, a base di strani alimenti. C’è chi propone unguenti magici, altri che diffondono vere e proprie fake news solo per il gusto di creare scompiglio.
Diverse settimane fa iniziò a circolare la notizia secondo cui la Vitamina D poteva giocare un ruolo nella lotta al virus, ma la notizia fu vista con sospetto dalla comunità scientifica mondiale. Ma ora uno studio anglosassone conferma la fondatezza della tesi.
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La vitamina D
La vitamina D è fondamentale nel corpo umano per un efficiente assorbimento intestinale dei due minerali responsabili della formazione delle ossa e dei denti: il calcio e il fosfato. È presente in grandi quantità in alcuni pesci, quali salmone e sardine, e negli alimenti grassi, quali burro e formaggi. Se dosata nella corretta maniera, può prevenire l’osteoporosi, e svolge un ruolo di coordinatrice per i globuli bianchi, proteggendo da infezioni esterne. Sembra infatti che prevenga anche il rilascio delle citochine infiammanti, che rappresenta causa di aggravamento nei pazienti Covid-19.
La relazione fra Vitamina D e SARS-CoV-2
Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Aging Clinical and Experimental Research dimostra come in Europa esista una forte correlazione fra livelli bassi di vitamina D e tasso di mortalità. Il lavoro è stato svolto dai ricercatori della Anglia Ruskin University di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra.
Gli scienziati hanno analizzato la situazione di Italia e Spagna, dove il tasso di mortalità è fra i più alti al mondo, e hanno dimostrato come italiani e spagnoli abbiano, in media, livelli di vitamina D più bassi rispetto agli altri Paesi del nord Europa. I valori sono di 26 nanomoli per litro (nmol/L) in Spagna, 28 in Italia e 45 nei Paesi del nord.
Perché i valori di vitamina D sono così diversi?
Sembra che tale differenza sia dovuta all’esposizione ai raggi solari. Mentre al sud le persone tendono a proteggersi dal sole, specie nei mesi estivi, gli abitanti di Paesi come Svezia e Danimarca accettano di buon grado di stare al sole, che porta con sé temperature in genere non troppo elevato. L’irradiazione solare porta dei benefici poiché stimola la produzione e il rilascio della vitamina nel corpo umano.
Uno studio precedente aveva fatto vedere come oltre il 75% del personale sanitario e dei ricoverati in case per anziani aveva una deficienza in termini di vitamina D.
Si tratta di una cura a SARS-CoV-2?
Assolutamente NO! L’apporto di vitamina D non costituisce in alcun modo una cura o una immunizzazione al nuovo Coronavirus, ma può sicuramente fornire delle ottime condizioni di salute grazie alle quali il virus può perdere la sua efficacia, trovando numerose difficoltà a riprodursi nel corpo umano.