Può sembrare strano, ma è proprio così: è stato condotto uno studio sulla possibilità di trasmissione del coronavirus con l’attività sessuale. Il motivo principale riguarda le nuove fasi di ripresa in cui siamo entrati, che consentono di vedere i propri congiunti (tra cui, appunto, i fidanzati, che potrebbero risiedere altrove), di uscire fuori regione, di vedere amici e ormai conoscenti. Corriamo dei rischi a praticare l’attività sessuale?
Ad occuparsi di un argomento così delicato, un gruppo di ricerca appartenente all’Università di Harvard, che ha condotto lo studio circa “Sexual Health in the SARS-CoV-2 Era” pubblicato su Annals of Internal Medicine. Non è stato semplice, spiegano gli esperti: gli Health Care Providers (HCPs) hanno dovuto occuparsi anche di questo, ovvero di offrire consulenza anche su tematiche così intime e delicate.
Risulta ovvio immaginare cosa può accadere quando è in atto un rapporto sessuale in cui uno dei due partner è positivo al coronavirus: l’infezione, con estrema probabilità, è trasmessa anche all’altro, ma come? La curiosità è proprio questa: ben due studi evidenziano la totale assenza del virus nello sperma o nelle secrezioni vaginali delle persone infette. Ciò sta a significare che “l’unico” mezzo di trasmissione del virus resta ancora l’apparato respiratorio; infatti, le gocce di saliva possono depositarsi sul corpo del partner e, inevitabilmente, un bacio può risultare elemento primario di contagio. Tuttavia, altri studi raccolti sempre nel documento di cui sopra hanno evidenziato in alcuni pazienti infetti tracce del virus tramite l’esame delle urine. Anche in quest’ultimo caso, non vi è l’estrema certezza di un rischio vero e proprio di un eventuale contagio, poichè ancora non è ben chiaro il meccanismo con cui le cellule infette potrebbero, dall’apparato urinario, legarsi a quello respiratorio.
Quindi, a quanto pare, non basterebbe consigliare l’utilizzo della mascherina, ma, come già evidenziato in studi passati, la migliore delle soluzioni sarebbe la totale astinenza dall’attività sessuale, in particolar modo nei casi in cui non si è conviventi o in cui uno dei due partner vive/viaggia fuori per svariati motivi (oltre a, come siamo soliti ricordare, rispettare tutte le norme per la limitazione del contagio).
La risposta a tale domanda è molto semplice: gli HCPs hanno pensato anche agli effetti psicologici di un’astinenza sessuale vera e propria. Gli esperti, infatti, dichiarano che questo sarebbe un ulteriore danno psicologico che andrebbe ad aggiungersi alla drastica situazione di pandemia globale che stiamo vivendo, ricordando anche i danni psicologici registrati quando l’AIDS cominciò a dilagare tra le persone. Si tratta, dunque, di un argomento delicato, come già ribadito, che ha indotto gli Health Care Providers a diffondere e consigliare soluzioni per non perdere la propria intimità.
Tali figure hanno, ad esempio, ricordato l’importanza della masturbazione e del rapporto con la propria sessualità, hanno incentivato alla creazione di piattaforme sicure per permettere l’attività sessuale in maniera virtuale; si sono, inoltre, preoccupati dei minori che si affacciano alla pubertà e che necessitano di un’educazione sessuale, consigliando lezioni online che non cadano (per quanto possibile!) nell’imbarazzo, educando anche i non maggiorenni all’importanza dell’attività sessuale.