Come possiamo ossevare in uno dei video amatoriali girati dai locali, le due esplosioni sono state violentissime e quasi consecutive. Impressionanti le due onde d’urto che hanno portato devastazione per kilometri. Morti e feriti sono in costante aumento, alle 23.30 italiane si parlava di almeno 70 fra i primi e più di 3700 fra i secondi, ma sono numeri purtroppo provvisori. Gli elicotteri sono costantemente in volo per cercare di sedare le fiamme che divorano la zona, con conseguente pericolo di altre esplosioni. Gli ospedali sono al collasso, e per oggi 5 agosto è stato proclamato il lutto nazionale. Inizialmente l’opinione comune era diretta verso l’ipotesi attentato. Teoria presto abbandonata in favore di quella di un’esplosione dovuta alla mala gestione di sostanze potenzialmente esplosive, sequestrate in precendenza da una nave. Una terza e -per il momento- ultima ipotesi, è quella dell’esplosione all’interno di una fabbrica di fuochi d’artificio nei pressi del porto.
Come sempre quando si parla di scienza, molte testate giornalistiche non specializzate si prodigano nel confondere le idee dei lettori. La corsa a “indovina cosa è esploso” non risparmia quasi nessuno: siamo passati dal nitrato di sodio a quello di ammonio etc. La verità è che in zone portuali et similar, dove il traffico di merci è intenso, l’applicazione del metodo scientifico è più del solito necessaria per arrivare a qualunque conclusione sensata. I fatti che si possono analizzare per ora, sono molto imprecisi. Il colore dei fumi nella prima esplosione era tendente al rosso carminio, che per esempio è il colore del litio al saggio alla fiamma. Nella seconda invece, il colore dei fumi era giallo-arancio, abbastanza simile al colore della fiamma da sodio. È chiaro quindi che salvo ulteriori analisi, vista la varietà di composti in commercio, di sintesi e non, non possiamo ancora avere certezze. È molto probabile comunque che si tratti di più sostanze, con possibili reazioni a catena.
Seppur si parli ancora di ipotesi da verificare, il Responsabile della Sicurezza Nazionale ha da poco rilasciato una dichiarazione molto importante. Si parlerebbe infatti di detenzione scorretta di nitrato di ammonio, una sostanza altamente esplosiva impiegata in agricoltura, e soggetta a discrete limitazioni nel trasporto e nello stoccaggio, vista la sua potenziale pericolosità. Secondo le dichiarazioni del responsabile, ne sarebbero esplose circa 2700 tonnellate, per un impatto paragonabile a quello di un terremoto di Magnitudo 4.5. Sempre dalla stessa fonte, emerge che il nitrato di ammonio immagazzinato nell’hangar 12, fosse frutto di un sequestro avvenuto l’anno prima da una nave in transito. È evidente che se questa ipotesi fosse confermata, le conseguenze per chi ha negligentemente trascurato le norme per lo stoccaggio relative a tempi così lunghi sarebbero pesanti.
Il n.di ammonio è un sale con formula chimica NH⁴NO³. Il suo comportamento chimico è rilevante se si considera l’elevata propensione ad ossidare. Questa proprietà lo rende molto reattivo nei confronti di parecchie sostanze organiche. In più allo stato fuso scioglie numerosi metalli ed ossidi metallici, con probabilissimo decorso esplosivo. Sono chiaramente caratteristiche che impongono stoccaggio e conservazione molto accurati, soprattutto in aree come quelle portuali. Il nitrato di ammonio può generare esplosioni anche in caso di pressioni o temperatura non conformi, altro motivo per conservarlo con particolare attenzione. Ne deriva, che per quanto riguarda le direttive nel trasporto di questo composto abbiamo: evitare il contatto con sostanze estranee e fonti di calore. Al saggio alla fiamma risulta un colore giallastro, compatibile almeno in parte con il caso in esame. Per quanto riguarda l’utilizzo comune, il nitrato di ammonio è largamente impiegato in agricoltura come fertilizzante e nell’industria degli esplosivi, oltre che nella produzione di ghiaccio istantaneo.