Protagonisti dell’edizione 2020 degli Ig Nobel sono stati quegli animali dal fondamentale contributo ecologico, ma spesso bistrattati per il loro aspetto. In particolare, gli Ig Nobel, premiano ogni anno ricerche con elementi quantomeno bizzarri. Ciò non significa che queste siano meno valide dal punto di vista scientifico, anzi, spesso generano risultati utili in vari campi di ricerca, medicina compresa.
Tra i protagonisti dei premi Ig Nobel 2020 figurano animali spesso poco amati e apprezzati, come ragni e lombrichi. Essi sono stati infatti oggetto di articoli scientifici premiati in due diverse categorie, fisica ed entomologia.
I ragni, si sa, non godono certo dell’apprezzamento di un gran numero di persone. Tuttavia, ci si aspetterebbe che almeno chi abbia il compito o la vocazione di studiarli, sia immune da sentimenti di paura e/o disgusto. L’entomologo in pensione Richard Vetter, ha dimostrato il contrario in uno studio pubblicato nel 2013 sulle pagine della rivista American Entomologist.
Vetter, tra l’altro, deve essere particolarmente legato all’argomento, in quanto anche un anno prima aveva pubblicato uno studio simile sulle pagine della stessa rivista. La sua ricerca è stata realizzata reclutando persone che rispondessero a tre requisiti:
A tutti i partecipanti è stato proposto un test psicologico inventato nel 1995 per definire i livelli di paura o disgusto verso gli aracnidi. Nel questionario è ripercorsa anche la storia personale, ovvero quando e come si è cominciato ad avvertire paura dei ragni e quale aspetto di essi incute più terrore. Quest’ultimo elemento è molto interessante, in quanto vengono definite diverse categorie e, per ognuna di esse, sono emersi gli elementi che generano più disgusto.
Per quanto riguarda l’aspetto ad esempio, il numero di zampe sembra causare più apprensione rispetto alla peluria. Per quel che concerne il comportamento degli aracnidi invece, vi è un sostanziale pareggio tra il modo in cui si muovono, la velocità con cui lo fanno e l’imprevedibilità dei loro movimenti.
Dalle conclusioni dello studio, emerge che gli entomologi aracnofobici condividono molti tratti comuni alla popolazione dei non addetti ai lavori, come ad esempio l’esordio della paura, avvenuto nell’infanzia. Si è poi rilevato, che i sentimenti fobici e di disgusto, nonostante anni e talvolta decenni, passati a studiare i ragni, non siano mai scomparsi.
L’interazione tra onde sonore e fluidi è alla base di tante tecniche utilizzate in ambito medico. Un esempio lampante è l’ecografia, con la quale si possono ricostruire immagini grazie alla propagazione e alla riflessione degli ultrasuoni. Questa tecnologia ha una grande importanza dal punto di vista diagnostico. L’ecografia è ad esempio fondamentale quando si ha necessità di ottenere immagini settoriali del corpo umano, ma non è possibile impiegare radiazioni ionizzanti, come nel caso dell’ecografia al feto.
I fisici Ivan Maksymov e Andrey Pototsky hanno pubblicato nel 2020 sulla prestigiosa rivista Nature Scientific Reports uno studio sui corpi vivi, contenenti quindi fluidi, basato su esperienze laboratoriali con i lombrichi. Nell’articolo è descritto il comportamento di alcuni clitellati se posati in orizzontale su una superficie piana (subwoofer) e sottoposti a vibrazioni verticali. Di norma, gli studi più noti fanno riferimento all’utilizzo di larve e anellidi per applicazioni pratiche dirette. Ma per quanto possa sembrare strano, anche ricerche più teoriche di questo tipo non sono neonate. Questo particolare lavoro fa parte di un filone di letteratura scientifica, nel quale in molti si sono occupati dello studio del comportamento dei clitellati se sottoposti a vibrazioni. Ma quale sarebbe lo scopo o l’applicazione pratica di tutto ciò?
Ammesso che non tutte le ricerche scientifiche debbano necessariamente avere una potenziale applicazione, nel caso trattato è presente. Questo perché la struttura delle cellule nervose dei lombrichi non è troppo dissimile da quella dei vertebrati. Inoltre, questi animali, sono un ottimo mezzo di studio, sono economici e non sollevano troppe discussioni di livello etico se utilizzati in laboratorio.
Tuttavia, i ricercatori tengono a precisare che nello studio tutti gli animali sono stati trattati “nel modo più umano possibile” e successivamente agli esperimenti sono stati riportati negli allevamenti di provenienza. Nelle conclusioni, gli studiosi si auspicano che i risultati ottenuti possano portare ad avanzamenti nello studio della propagazione degli impulsi nervosi nell’uomo o, addirittura, nella possibilità di generare impulsi nervosi attraverso le vibrazioni. Ciò aprirebbe la strada a soluzioni interessanti per condizioni patologiche come la paralisi. Ancora una volta, la natura di dimostra nostra alleata e ispiratrice.
Articolo a cura di Davide Montesarchio