La storica lotta al virus HIV, virus portatore dell’AIDS, immunodeficienza acquisita, prosegue imperterrita dalla sua comparsa nei primi anni ’80. Tecnicamente, grazie ai progressi della medicina e alla crescente presa di coscienza della popolazione, l’AIDS si considerava in possibile via di estinzione entro il 2030. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 sta contribuendo a un inversione del trend per il morbo che attualmente ha mietuto più di 25 milioni di vittime in tutto il mondo. Vediamo perciò come Covid-19 sta inficiando la lotta a AIDS / HIV e malattie veneree in generale.
Secondo i rapporti dell’istituto superiore di Sanità, in Italia nel 2019 sono stati diagnosticati 2531 casi di infezione da HIV, con incidenza più elevata nella fascia d’età compresa fra 25 e 29 anni. Il dato è in calo rispetto agli anni passati, e il nostro Paese è lievemente sotto della media degli altri Paesi Europei. Purtroppo, dal 2017, è in aumento la quota di diagnosi tardive. Numericamente, 1/3 degli infetti scopre di essere HIV positivo solamente grazie ad alcuni sintomi correlati. Vi è poi un inversione di tendenza nella trasmissione: se prima la maggior quota di diagnosi derivava dai rapporti eterosessuali maschio-femmina, ora è a carico dei rapporti omosessuali maschio-maschio.
L’ente Simit – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – per la 34esima Giornata Mondiale per la Lotta all’AIDS, ha presentato il progetto Hiv e Aids al tempo della pandemia. Per l’occasione, il primario di Malattie infettive dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Antonella Castagna, ha illustrato attuali e futuri trattamenti disponibili per la lotta alla trasmissione dell’HIV.
Purtroppo i rapporti di Uniaids, l’organizzazione mondiale che promuove la ricerca sull’HIV e dispone linee guida per il contrasto della sua diffusione, per l’anno 2020 non sono confortanti. La pandemia da Covid-19 ha infatti ostacolato notevolmente il controllo della diffusione di AIDS e HIV. Le stime per gli anni 2021 e 2022 prevedono dalle 123mila alle 239mila nuove infezioni in più, rispetto a quelle stilate pre-Covid-19. Per quanto riguarda i morti per cause legate all’AIDS invece, se ne prevede un aumento collocabile fra i 69mila e 148mila casi in più, sempre rispetto alle precedenti previsioni. I dati si riferiscono alla popolazione mondiale.
Tecnicamente, la riduzione dei contatti interpersonali associata a Covid-19, avrebbe dovuto incidere in positivo sulla diffusione di HIV e AIDS, ma uno dei primi studi in merito dimostra il contrario. L’epidemiologo Travis Sanchez, della Emory University, ha infatti sottoposto ad un sondaggio 1000 uomini che abitualmente hanno rapporti sessuali con altri uomini. Se da un lato, il sondaggio evidenzia un calo nel numero dei partner e nell’utilizzo delle app per gli incontri occasionali, dall’altro, dalle successive interviste è emersi dati preoccupanti. Risulta infatti, che almeno un quarto degli intervistati, nell’anno corrente, ha riscontrato gravi difficoltà nell’accesso alle strutture sanitarie per i test diagnostici relativi alle malattie sessualmente trasmissibili. Questo, perché molti degli apposti spazi all’interno degli ospedali sono stati dismessi per fa fronte all’epidemia da Covid-19, oppure risultano malfunzionanti.
È immediato comprendere come senza diagnostica, gli infetti, ignorando di esserlo e continuando ad avere rapporti sessuali non protetti, diffondano in maniera incontrollata HIV e malattie veneree varie. Da quì, deriverebbe senza dubbio un aumento degli infetti, anche se i dati relativi, almeno per gli USA, non saranno disponibili prima del 2021.
Doveroso tener conto anche dei dati provenienti dai Paesi in via di sviluppo. Mentre alcuni paesi dell’Africa Subsahariana, anche prima della pandemia da Covid-19, hanno dimostrato impegno e costanza nel controllo di HIV e AIDS, la maggioranza è ancora piuttosto arretrata. In queste nazioni, oltre alla mancanza di educazione sessuale e dei mezzi di prevenzione, anche l’accesso alle cure mediche non è garantito. Ad oggi infatti, nel mondo si contano almeno 12 milioni di persone cui manca la possibilità di accedere regolarmente alle cure mediche. In più, 1,7 milioni di persone si sono infettate a causa della mancanza di programmi di prevenzione ed educazione alla sessualità.
I rapporti Unicef per l’anno 2019, evidenziano quanto i più penalizzati da AIDS e HIV siano giovani e giovanissimi. L’anno scorso, quasi ogni 2 minuti un bambino o un adolescente è stato contagiato dall’HIV. Questo si è tradotto in ben 2,8 milioni di bambini e ragazzi infettati. La comparsa di Covid-19, anche in questo caso, ha complicato la situazione. I giovani infettati sono stati trascurati maggiormente, soprattutto nei paesi più poveri. La crisi sanitaria corrente, ha infatti incentivato le disuguaglianze nel diritto all’accesso ai servizi salva-vita contro HIV e AIDS per giovani e donne gravide, in tutto il mondo. Tutto ciò, corredato dall’assenza di un vaccino contro l’HIV, ha portato all’aggravarsi di una situazione già più che complessa per molti Paesi poveri.