Il gatto è uno degli animali da compagnia più amati dall’essere umano. È un animale diffuso in tutto il mondo e si possono contare una cinquantina di razze differenti riconosciute con certificazioni. Tra le caratteristiche più distintive di una particolare razza di gatto c’è sicuramente il pelo, chiamato anche mantello. Le varianti spaziano da razze a pelo lungo, a razze a pelo corto, a razze quasi del tutto senza pelo, come lo sphynx. Con l’avanzare dell’addomesticamento dell’animale, il mantello si è trasformato: da un alternanza di striature di colori chiari e scuri in origine, si è passati progressivamente a una gamma sempre più ampia di colori e varietà, poiché è andata persa la naturale necessità dei felini di mimetizzarsi per cacciare e difendersi dai predatori. Pertanto, i mantelli dei gatti possono assumere colori e disegni molto diversi tra loro. C’è, però, una curiosità legata a un particolare tipo di manto e, soprattutto, alla genetica di questi animali: perché quasi tutti i gatti con il mantello a tre colori sono femmine?
Il gatto tricolore, a differenza del persiano o del siamese, non è una razza. Il termine “tricolore” è legato solo alla colorazione del pelo e identifica la presenza su di esso di tre colori: il bianco, il nero e l’arancione. All’interno della varietà di gatti tricolore esistono tipi diversi che si differenziano in base alla proporzione dei colori o alle caratteristiche del pelo. Nel gatto calico predomina la componente del bianco che si estende sull’addome, sulle zampe, sul torace e sul mento. Hanno delle macchie arancioni e nero/grigio. Invece, nel gatto tortie (o gatto tartarugato) predomina il nero, il bianco è scarso e l’arancione/giallo è diluito in modo asimmetrico su tutto il mantello. Infine, il gatto torbie presenta anch’esso una porzione centrale di bianco ma si caratterizza per la costante tigratura su tutte le parti colorate.
Il motivo per cui i gatti tricolore sono – nel 99% dei casi – femmine è di natura genetica. Il colore del pelo nei gatti è una caratteristica legata al sesso dell’animale. I gatti possiedono 38 cromosomi: 19 di origine materna e 19 di origine paterna. Come tutti i mammiferi – uomo compreso – i gatti possiedono 2 cromosomi sessuali: X e Y. Tutti i mammiferi di sesso femminile hanno un patrimonio di cromosomi sessuali rappresentato da due cromosomi X (XX), mentre i mammiferi di sesso maschile hanno i due cromosomi sessuali X e Y (XY). Pertanto, il padre può trasmettere sia il cromosoma X sia quello Y, la madre può trasmettere solo il cromosoma X.
L’allele O, responsabile della colorazione arancione (orange), si trova sul cromosoma sessuale X mentre l’allele B, responsabile della colorazione nera (black), si trova su un cromosoma non sessuale. L’espressione dell’allele O è dominante su quella di B. Nel caso di un gatto maschio avremo un unico cromosoma X che potrà avere l’allele O dominante (XO) oppure recessivo (Xo): nel primo caso avremo una combinazione OB e il gatto sarà arancione, nel secondo caso avremo una combinazione oB e il gatto sarà nero. Per il caso di una gatta femmina avremo una combinazione in più: avendo due cromosomi X, gli alleli O potranno essere entrambi dominanti (OOB, gatta arancione), entrambi recessivi (ooB, gatta nera) o potranno comparire entrambi, dando vita a una gatta tricolore (OoB). Nelle gatte tricolore accade che in alcune cellule venga inattivato uno dei due cromosomi X:
Di conseguenza, il pelo della gatta presenterà chiazze nere o arancioni a seconda di quale cromosoma è stato inattivato in quel determinato gruppo di cellule. La componente bianca è determinata da un altro gene e si può manifestare nei gatti in modo indipendente combinandosi con gli altri colori. Infatti, oltre ai gatti tricolore esistono gatti bianchi e neri, bianchi e arancioni oppure completamente bianchi.
Un gatto tricolore può nascere anche maschio, sebbene sia molto raro (circa 1/3000). La condizione è dovuta a un’anomalia cromosomica: invece di avere i cromosomi XY, questi gatti sono caratterizzati da una trisomia XXY e quindi, avendo due cromosomi X, possono presentare, come le femmine, entrambe le colorazioni (nera e arancione) espresse. Questa anomalia nell’uomo è conosciuta come Sindrome di Klinefelter e si verifica in circa 1-2 maschi su 1000 nati viti. Molti individui umani affetti da Sindrome di Klinefelter non presentano alcun segno fino alla pubertà, quando le caratteristiche fisiche della condizione diventano più evidenti. La gravità della sintomatologia varia da individuo a individuo e le manifestazioni principali prevedono ipogonadismo e riduzione della fertilità.
Nel gatto può causare alcune problematiche di salute rendendolo più delicato rispetto alla media ma non preclude una vita normale. La conseguenza maggiore della trisomia XXY è la sterilità, condizione spesso presente anche nei soggetti umani.