La mattina del 26 aprile 1986, alle ore 1:23:45 UTC+4 presso la centrale nucleare Lenin, a Chernobyl – nell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina – si verificò la catastrofe che cambiò per sempre il destino del nucleare nel mondo. Nella centrale si condusse un test in condizioni di instabilità del reattore, e una serie di reazioni a catena generò due devastanti esplosioni. Nel 2000, UNSCEAR – Comitato Scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti – stimava una emissione radioattiva nell’atmosfera -gas nobili esclusi- pari a 5.300 PBq, con Bq unità di misura del SI per i radionuclidi.
Al 2020, quello di Chernobyl è il più grave incidente della storia del nucleare civile, oltre che l’unico, con quello di Fukushima, a essere classificato con il settimo livello, al vertice della scala di catastroficità INES. L’incidente ha causato sfollamento e reinsediamento di più di 336 000 persone, ma ad oggi, Chernobyl e i territori limitrofi attirano un discreto numero di turisti nucleari, tanto da pensare di incentivare la cosa con l’iscrizione UNESCO.
La proposta di includere Chernobyl nel patrimonio UNESCO è stata lanciata dal nuovo ministro della cultura ucraino, Oleksandre Tkatchenko. Il politico sintetizza le motivazioni della candidatura ai microfoni di Afp.
“È uno dei territori più emblematici dell’Ucraina e va preservato per l’umanità”
Oleksandre Tkatchenko
Grande contributo al turismo nucleare a Chernobyl è da addebitarsi all’omonima mini-serie tv americana. L’iniziativa cinematografica, ha infatti attirato una nuova generazione di turisti, tanto che nel 2019 è stato siglato il record di 124 000 turisti, con un incremento del 58% rispetto al 2018. La pandemia da Covid-19 ha però arrestato questa crescita di visitatori e introiti, da quì l’idea della candidatura a sito UNESCO.
A fronte di questo trend turistico, numerosi studiosi hanno accusato il Governo di sminuire costantemente la pericolosità del sito. Secondo l’epidemiologa Elisabeth Cardis, in relazione all’incidente di Chernobyl si diagnosticheranno tumori spesso mortali, a più di 40 000 persone. Posizioni radicali sono assunte da studiosi come Yury Bandazhevsky, scienziato bielorusso e direttore di un centro medico dedicato allo studio e alla cura delle vittime di Chernobyl. Bandazhevsky, dopo aver visitato più di 4000 bambini di seconda generazione, ha riscontrato gravi disturbi cardiovascolari e ormonali, nell’80% dei pazienti. Lo scienziato pone dunque l’accento sulle conseguenze a lungo termine dell’esposizione alle radiazioni di Chernobyl.
Ad oggi si stima che il sito rimarrà insicuro per minimo altri 3 secoli, a causa dell’azione di Cesio, Stronzio, e Plutonio. L’emivita del Plutonio è infatti di 14 000 anni, mentre la contaminazione dei terreni da Cesio 137 ha una persistenza di circa 300 anni. Questi i motivi per i quali i tecnici addetti alla sorveglianza dell’impianto non possono trattenersi oltre le 5 ore al giorno, e ogni mese devono allontanarsi 15 giorni. Tra le suddette macerie, sopravvive infatti il nocciolo fuso, assolutamente inavvicinabile per almeno altri 20 000 anni, pena la morte istantanea. Questo nonostante la enorme cupola metallica che dal 2017 ricopre l’originario e danneggiato sarcofago in calcestruzzo.
La mattina del 28 aprile 1986 una colonna di 1200 pullman evacuò tutti i cittadini di Pripyat. Ad oggi invece, i pullman entrano nella zona carichi di turisti da Kiev, che dista appena due ore di strada dalla zona denominata di esclusione. L’ area in questione, è ad accesso controllato ed ha un raggio di 30 km, al cui centro si erge ciò che resta del reattore. Per i turisti è dunque possibile visitare Pripyat, e salire sui tetti per scorgere in lontananza il nocciolo incapsulato.
Secondo le agenzie addette al turismo della zona, rispettando le regole non si incorre in alcun rischio, calcolando che durante la visita si assorbono circa 2 microsievert all’ora. Fra le regole imposte, vi sono il non toccare/prelevare nulla, non sedersi e non appoggiare effetti personali a terra, non bere, non mangiare e non fumare. In più, vista la non omogeneità della radioattività, non sono consentite deviazioni dell’itinerario previsto. Allontanandosi dalla zona designata infatti, si potrebbe incorrere in zone ad elevata radioattività senza rendersene conto.