La pandemia da Covid-19 non sembra volersi fermare. Ogni giorno, nel mondo, muoiono decine di migliaia di persone e se ne contagiano almeno cento volte tanto. Ma se fino ad ora il virus aveva attaccato uomini e donne e pochi animali, adesso saltano fuori le prime positività fra i primati. Infatti, nemmeno i gorilla possono sentirsi al sicuro da questa epidemia.
La notizia è fresca: tre gorilla sono risultati positivi al nuovo coronavirus. Si tratta dei primati del San Diego Zoo Safari Park, in California. I gorilla vivono in un gruppo di otto esemplari, tutti isolati per evitare che il virus possa contagiare gli altri animali dello zoo. Sembra, fortunatamente, che i tre primati stiano bene e che non abbiano sviluppato sintomi gravi, quali la polmonite. Secondo Lisa Peterson, direttrice dello zoo, gli animali sarebbero stati contagiati da un membro dello staff, asintomatico.
Ma come si fa ad attestare l’infezione in un gorilla? Innanzitutto, il personale dello zoo si è reso conto che un paio di esemplari aveva sviluppato una leggera tosse. I veterinari, quindi, hanno disposto un esame fecale presso il California Animal Health and Food Safety Laboratory System. Lì gli scienziati hanno confermato la positività a SARS-CoV-2. Il metodo è diverso rispetto a quello praticato comunemente sull’uomo, e ciò è dovuto a questioni di comodità e sicurezza. Se infatti si facesse un tampone ad un animale di grosse dimensioni come quello in questione, si rischierebbe di suscitare il suo fastidio e una reazione violenta improvvisa.
I gorilla di San Diego sono la settima specie animale positiva al Covid-19. Le altre sono: leoni, visoni, leopardi delle nevi, cani, gatti e tigri. Tuttavia, ad ora, non ci sono evidenze scientifiche che testimonino la possibilità che un animale dello zoo o un animale domestico possano trasmettere il virus all’uomo. Il contrario, sebbene rarissimo, è evidentemente possibile e confermato dal caso in esame. Oltre a questo, la comunità scientifica non sa ancora con certezza quali sono gli animali che possono ospitare il virus e trasmetterlo in dosi massicce all’uomo.
La notizia che trattiamo conferma una precedente ricerca che attesta che le specie in via di estinzione sono le più suscettibili al nuovo coronavirus. Questo accade poiché animali come l’orango di Sumatra o gli scimpanzè hanno un patrimonio genetico simile a quello dell’uomo. E noi, purtroppo, sappiamo quanto sia letale l’infezione negli esseri umani. Oltre a questo, i primati sono suscettibili di infezione per via del loro comportamento sociale, molto simile a quello umano. Animali come scimpanzé, gorilla e bonobi amano radunarsi in gruppi per svolgere le più disparate attività, proprio come noi. Se l’epidemia dovesse estendersi nelle comunità di primati in via d’estinzione, il pericolo che quelle specie scompaiano diverrebbe imminente.
Il gorilla di pianura occidentale (nome scientifico Gorilla Gorilla Gorilla) ha i capelli neri-castani corti, braccia più lunghe e una cresta prominente lungo la fronte. I neonati hanno un ciuffo di capelli bianchi sulla schiena, e spesso i gorilla più anziani presentano fra i capelli strisce argentate. I gorilla di pianura occidentali sono in pericolo e affrontano la perdita del loro habitat da decenni. Vivono principalmente nelle foreste tropicali centrafricane e si nutrono prevalentemente di germogli, radici e frutta. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) li ha classificati in pericolo critico. Ciò è dovuto alla deforestazione, che distrugge l’habitat dei gorilla e facilita l’accesso ai bracconieri in zone altrimenti inesplorabili.
Come se ciò non bastasse, tali animali vengono minacciati anche dall’espansione degli allevamenti e dal riscaldamento climatico, che favorisce lo scoppio degli incendi in qualsiasi mese dell’anno. Infatti, poiché i gorilla vivono all’altezza dell’equatore, non sono soggetti al cambio delle stagioni che viviamo noi a latitudini diverse.
Rimangono solo 5000 esemplari di Gorilla Gorilla Gorilla allo stato brado, minacciati fortemente ormai anche dalla pandemia. Tuttavia, uno studio condotto nel 2018, ha rivelato che i gorilla appartenenti a specie differenti, in Africa, sono circa 360000. Ora, dopo due anni e mezzo, tale numero va rivisto sicuramente a ribasso. Tuttavia, le iniziative prese dalle ONG e dalle associazioni ambientaliste-animaliste fanno ben sperare che la popolazione dei primati possa tornare a crescere nei prossimi anni.